È una delle piante più strane che crescano in Italia, sicuramente una delle più vecchie (la sua presenza è accertata fin dal Carbonifero Superiore), per questo ha caratteristiche arcaiche, infatti come le altre piante, ha fusti e radici, ma non fiori e semi. La sua riproduzione è assicurata, come le felci o i funghi, dalle spore. Un’altra strana singolarità dell’Equiseto consiste nella successione, sulla stessa pianta, di due fusti di tipo diverso. Il primo, rossastro e corto, senza clorofilla, appare all’inizio della primavera e porta all’apice la spiga con le spore. Compiuta la sua funzione riproduttiva, appassisce ed è sostituito da un fusto verde, scanalato, più alto, diviso in segmenti separati da nodi. Si tratta del fusto sterile, da raccogliere durante la bella stagione, l’unica parte della pianta dotata di proprietà medicinali. In Toscana è assai facile imbattersi in questa pianta, che predilige luoghi umidi, nelle scarpate, nelle siepi e lungo i corsi d’acqua.
Ha proprietà diuretica, emostatica e rimineralizzante. In chi la usa è stato accertat
o un aumento della quantità d’urina pari ad un terzo di quella abituale. Ciò che fa di questa pianta un eccellente diuretico, è l’assenza di effetti tossici o collaterali e la dolcezza della sua azione, unita ad una notevole capacità di eliminare i sali (cloruri) e quindi particolarmente adatta a chi soffre di nefrite. Le sue proprietà emostatiche, in pratica la capacità di arrestare le emorragie, si dimostrano preziose per fermare le perdite di sangue dovute ad ulcere gastriche o intestinali, a fatti tubercolari, emorroidali e uterini. Il succo della pianta fresca e anche, ma in misura minore, il decotto, sono capaci di arrestare o diminuire notevolmente qualsiasi emorragia, da quella nasale a quella delle vie urinarie. Il forte contenuto di Silicio rende preziosa questa piantina anche in quei casi in cui si abbia una grande perdita di sostanze minerali (demineralizzazione), come nella tubercolosi e nei processi di decalcificazione (osteoporosi). Per lo stesso motivo accelera di molto la guarigione delle fratture.
Come si usa
L’equiseto lo possiamo raccogliere (è facile imparare a riconoscerlo) durante le passeggiate nei boschi in prossimità dei luoghi umidi, la parte che ci interessa di questa pianta per l’uso erboristico è costituita dal fusto sterile, cioè quello verde, comprensivo di fronde, essiccato al sole, dopodiché si può assumere in decotto (preparazione utile anche per l’uso esterno) oppure ridurlo in polvere pestandolo in un mortaio o passandolo nel macinino elettrico del caffè (un cucchiaino di polvere ad ogni pasto diluita con acqua o mescolata a miele).
Ovviamente si può acquistare anche la pianta secca in erboristeria dove si possono reperire anche le capsule contenenti la polvere oppure le gocce, queste ultime utili più per l’azione diuretica e sfiammante delle vie urinarie e della prostata ma meno efficaci come rimineralizzante, per questo uso è meglio assumere la polvere o le capsule.
A cura di Michele Stellini – Erboristeria dr. Stellini