Un bambino timido diventerà un adolescente ansioso? La risposta può venire da un elettroencefalogramma (Eeg) eseguito all’età di otto anni di fronte a immagini di coetanei ostili. A sostenerlo, i ricercatori dell’Istituto scientifico universitario San Raffaele di Milano, in uno studio pubblicato sulla rivista ‘Depression and Anxiety’.
I ricercatori hanno seguito nel tempo un gruppo di bambini della popolazione generale: a partire dai sette anni hanno raccolto dati sul grado di timidezza e ansia, sul profilo genetico, sulle risposte elettroencefalografiche alla visione di volti che comunicavano diversi segnali sociali, sull’attivazione di specifiche aree cerebrali attraverso la Risonanza magnetica e informazioni sulle strutture di connessione cerebrale attraverso la tecnica di Diffusion Tensor Imaging (Dti).
Nello studio, coordinato da Marco Battaglia, docente di Psicopatologia dello sviluppo, sono state misurate le modalità con cui il cervello in crescita risponde alle stimolazioni sociali ed emotive indotte sottoponendo immagini con volti di altri bambini o ragazzi che esprimono accettazione (gioia), ostilità (rabbia) o ambiguità (neutre). Nel nuovo capitolo della ricerca, che ha coinvolto gli stessi bambini ormai diventati adolescenti, gli studiosi hanno cercato di capire se sia possibile utilizzare tali risposte Eeg per predire se l’ansia sociale può raggiungere l’intensità di un vero e proprio disturbo.
Secondo lo studio, “la semplice operazione di guardare dei volti di coetanei era sufficiente a determinare nell’amigdala – una piccola area che risiede in profondità, nelle zone più arcaiche del nostro cervello – un grado di attivazione, cioè di risposta emozionale, che andava di pari passo col grado di ansia sociale”. Inoltre, “a seconda dell’assetto genetico relativo al gene promotore del trasportatore della serotonina – lo stesso gene che Battaglia e collaboratori avevano trovato connesso alla timidezza e alle risposte Eeg ai volti, nei partecipanti allo studio quando avevano otto anni – era possibile riconoscere una diversa reattività dell’amigdala in adolescenza”.
(Fonte: Almanacco della scienza – CNR)
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