Chi ha tempo non perda le lancette

Abbiamo imparato a regolare la nostra vita seguendo il cadenzare di anni, mesi, giorni, ore, minuti, secondi. In Europa lo facciamo con maggior precisione dal XIII secolo, quando il lavoro e la vita privata hanno cominciato a essere organizzati con i primi orologi meccanici. Oggi, invece, è notizia recente, le ultime generazioni, i cosiddetti millennials, incontrano difficoltà a leggere le lancette e questo pare incida anche sul loro senso del tempo.

Il digitale prevale sull’analogico. E come potrebbe essere diversamente, del resto, con l’invasione dei display, dai computer ai cellulari? Lo smartphone ha già soppiantato il vecchio calcolatore, il taccuino, la macchina da scrivere, la macchina fotografica e l’orologio. Ecco così che, nella scia del nuovo che avanza, persino i tradizionalistissimi inglesi hanno cominciato a dismettere nelle aule scolastiche e universitarie gli orologi a muro con le lancette, dando spazio a quelli digitali, onde ovviare alla difficoltà dei ragazzi di comprendere l’approssimarsi della fine dell’ora di lezione o i tempi di consegna di un compito in classe.

Quanto e se questo sia grave non lo sappiamo. Possiamo però sottolineare anche un dato che sembra andare in controtendenza, riguardante il mercato degli orologi meccanici di lusso, una moltitudine di clienti e collezionisti che resiste imperterrita alla minaccia del progresso tecnologico. I dati Assorologi parlano di un mercato italiano degli orologi da polso nel 2018 di circa 1,4 miliardi di euro, pari a 6,5 milioni di pezzi venduti, una consistente fetta di consumatori, in parte composta dagli appassionati extra luxury. Anche se secondo Girard Perregaux, Ad di un’azienda di alta gamma, “in un’epoca in cui esistono molte alternative per misurare il tempo, gli smart watch potrebbero far riavvicinare le giovani generazioni all’idea di possedere un orologio da polso”. Comunque sia, i marchi più prestigiosi continuano ad aprire le proprie boutique nelle città che contano: secondo Assorologi, infatti, la motivazione principale che spinge all’acquisto è proprio l’aver visto l’orologio esposto in vetrina. Nel lusso, l’obiettivo non è la funzione, contano innanzitutto il fascino, la definizione della personalità, fattori essenziali per un’élite con alta capacità di spesa e con una forte conoscenza e consapevolezza degli oggetti.

A proposito di futuro, la scienza si inserisce come uno degli attori principali nel campo della misurazione del tempo per trovare sistemi sempre più precisi e strumenti tecnologicamente sempre più avanzati. La fisica ha chiarito ormai da decenni che il tempo scorre a velocità diverse in luoghi diversi, il tempo che misuriamo in secondi, minuti, ore, è rallentato dalla massa, che subisce l’attrazione gravitazionale, ai piani alti si invecchia più velocemente perché c’è meno gravità. Una differenza impercettibile per l’essere umano, ma scientificamente misurabile dagli orologi atomici.

La misura del tempo “è una delle avventure più affascinanti dell’umanità”, dichiara Massimo Inguscio, presidente del Cnr. “All’inizio, sulla base del moto terrestre, si costruirono le meridiane, sfruttando la luce del sole. Poi venne Galileo con l’invenzione del pendolo e del suo moto periodico, ma non bastava. Per arrivare alla creazione di un orologio era necessario poter contare le oscillazioni, quante più numerose possibili in un intervallo di tempo. Gli orologi al quarzo, per esempio, hanno decine di migliaia di oscillazioni; in quello atomico sono decine di miliardi”.

La precisione dell’orologio atomico “consente di migliorare sempre di più la capacita di posizionarci, ma anche, per esempio, di vedere come cambia la forma di una montagna quando c’è la neve e quando la neve si scioglie”, sottolinea il presidente del Cnr. Questi progressi scientifici ci potrebbero far credere che siamo già in grado di misurare il tempo con una precisione assoluta, ma non è così, tanto che, nel caso degli orologi atomici, si rende necessario aggiungere un secondo intercalare (leap second) ogni tre anni per allinearli col moto terrestre: “Questo significa che la misura del tempo, per quanto accurata, rimane sempre legata alla misura del tempo naturale. L’uomo resta il punto centrale”, conclude Inguscio.
Fonte: Almanacco della Scienza – CNR
Per saperne di più: Almanacco della Scienza