Con il 2009, quinto nella classifica stilata dall’Isac-Cnr, tutti i primi 10 anni più caldi degli ultimi due secoli in Italia risultano successivi al 1990 e sei di questi sono degli anni 2000. Inoltre, 16 tra i primi venti sono successivi al 1980.
Il 2009 si posiziona al quinto posto tra i più caldi degli ultimi due secoli in Italia: lo attesta la banca dati del gruppo di Climatologia storica dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche di Bologna (Isac-Cnr). L’anno appena trascorso (in climatologia gli anni si misurano da dicembre a novembre) presenta una anomalia positiva, cioè una maggior temperatura, di 1,15°C rispetto alla media del periodo assunto come riferimento, quello tra 1961 e 1990.
“È però interessante soprattutto notare che, con il 2009, tutti i primi 10 anni più caldi dal 1800 ad oggi in Italia sono successivi al 1990 e che, di questi, sei su 10 sono successivi al 2000. Si tratta di dati che confermano la tendenza positiva della temperatura”, spiega Teresa Nanni, responsabile del gruppo di Climatologia storica Isac-Cnr: “Altrettanto indicativo che ben 16 anni tra i primi 20 più caldi siano successivi al 1980”.
La top ten per temperature degli ultimi due secoli è infatti la seguente: 2003, 2001, 2007, 1994, 2009, 2000, 2008, 1990, 1998, 1997. L’anomalia media di questi primi 10 anni è di 1,2°C in più rispetto al periodo di riferimento, mentre l’anomalia media dei sei anni successivi al 2000 è leggermente superiore, di 1,3°C.
Scendendo nel dettaglio, nel 2009 le stagioni più degne di nota sono state la primavera, al quarto posto tra le più calde negli ultimi duecento anni con 1,76°C di anomalia positiva rispetto alla media 1961-1990, e l’estate, al quinto posto con 1,87 gradi in più. Per quanto concerne i mesi, notevoli il maggio, che si pone al terzo posto tra i mesi corrispondenti degli ultimi due secoli, con 2,9°C di anomalia positiva, e l’agosto, con 2,75°C. “Questi dati confermano un comportamento statisticamente non significativo a livello mensile e stagionale”, osserva Nanni. “È però interessante che, in coincidenza di questa casualità nel comportamento delle anomalie, si registri una presenza diffusa durante l’anno di quelle positive”.
Ben 10 mesi su 12 del 2009, infatti, hanno un’anomalia positiva rispetto alla media convenzionale. E un analogo andamento di diffusa presenza di anomalie positive di temperature si è registrato in ognuno dei primi dieci anni in classifica.
“È ancora interessante il quadro delle anomalie massime e minime della temperatura media nei 200 anni per ciascun mese dell’anno”, prosegue la ricercatrice Isac-Cnr. “Se si escludono gennaio, novembre e dicembre (i più caldi di questi tre mesi si ebbero rispettivamente nel 1804, 1926 e 1825) le temperature massime di tutti i mesi sono state registrate in anni recenti: il febbraio 1990 con +2,93°C, il marzo 2001 con 3,5, l’aprile 2007 con 3,13, il settembre 1987 con 2,92, l’ottobre 2001 con 2,9. C’è poi il 2003, l’anno più caldo degli ultimi duecento: un record ottenuto soprattutto a causa di una straordinaria ondata di calore tra maggio e agosto, con anomalie positive consistenti e prolungate: rispettivamente 3,05, 5,12, 2,84 e 4,45°C in più della media 1961-90 di ciascun mese”. Per converso, si nota che le temperature minime di ciascun mese, da gennaio a dicembre, si sono avute tutte in anni molto distanti: dieci risalgono addirittura all’800, il settembre è del 1912 e l’ottobre del 1974.
“Va ribadito che la ricostruzione del clima deve essere fatta a livello globale e che risulta da una media delle ricostruzioni relative a zone molto più ristrette, di cui la nostra è un importante tassello”, avverte Nanni. “Al proposito è necessario evidenziare che l’Italia dispone delle serie di dati strumentali tra le più lunghe al mondo e, grazie alla realizzazione della nostra banca dati, può dare uno dei contributi più attendibili: per l’intervallo di tempo coperto, per l’alta risoluzione spaziale di serie ultrasecolari e per la qualità delle serie, ‘ripulite’ con metodi molto accurati dai segnali di origine ‘non climatica’ grazie anche alle notizie storiche recuperate (spostamenti delle stazioni, sostituzioni di strumenti, malfunzionamenti, etc.). I nostri risultati sono pubblicati sulle più qualificate riviste internazionali del settore e la banca dati dell’Isac-Cnr, nell’ambito del progetto europeo Alp-Imp, ha contribuito a creare un database climatico di circa 250 stazioni distribuite su una vasta regione europea centrata sulle Alpi, la Greater Alpine Region, il più attendibile e completo al mondo per arco temporale coperto e risoluzione spaziale”.
Per quanto riguarda le precipitazioni, infine, per il 2009 c’è poco da segnalare. “L’anomalia è stata del + 11% rispetto alla media convenzionale, che pone l’anno al 58° posto nella classifica”, conclude la ricercatrice. “Il maggio è stato però il più secco degli ultimi 200 anni e anche agosto si è collocato al quarto posto per scarsità di precipitazioni. Molto piovoso, invece, luglio. Non dobbiamo poi dimenticare che, se consideriamo il periodo novembre 2008-aprile 2009, abbiamo registrato un primato: 54% in più della media climatologica del periodo 1961-1990, mai negli ultimi due secoli era piovuto così tanto in Italia nello stesso periodo”.
Per ulteriori dettagli: www.isac.cnr.it