I genitori che danno da bere ai loro bambini succo di frutta, magari per integrare la loro dieta con vitamine e sali minerali, potrebbero a lungo termine minarne la salute, afferma un gruppo di pediatri americani.
Un eccessivo uso di succo di frutta può provocare l’indebolimento dei denti, diarrea, dolori allo stomaco e, nei neonati, malnutrizione, specialmente se bevuto a spese del latte. Il succo di frutta non offrirebbe infatti alcun beneficio prima dei 6 mesi di vita, anzi, potrebbe essere uno dei maggiori responsabili dell’obesità infantile, diffusissima soprattutto negli Stati Uniti, ma che non risparmia neanche l’area europea. Il succo di frutta nel biberon, magari prima di andare a letto, è ritenuto particolarmente dannoso perché , esponendo per un periodo di tempo molto prolungato i denti ad un’eccessiva dose di zuccheri, ne facilitano il decadimento. Il succo di frutta è ritenuto più dannoso del latte perché contiene infatti molto più zucchero. Bisognerebbe evitare anche l’uso di succhi non pastorizzati, poiché potrebbero essere un rifugio di batteri nocivi. Il succo di frutta non contiene significative quantità di proteine, grassi, fibre, sali minerali e vitamine, se si eccettua la Vitamina C. Anche se in alcuni tipi di succo sono state ultimamente aggiunte dosi di calcio, cruciale per lo sviluppo di denti e delle ossa, i pediatri affermano che ciò non può assolutamente essere sufficiente a rimpiazzare le virtù del latte.
In un enzima il segreto del “pillolo”
Un team di scienziati giapponesi ha scoperto un enzima fondamentale per la capacità dello spermatozoo di penetrare l’ovulo. Tale scoperta potrebbe condurre in un futuro prossimo alla realizzazione di una pillola anticoncezionale maschile. Siamo vicini, dunque, all’avvento del “pillolo”? L’enzima in questione è il fosfolipasi C (PLC), che favorisce la divisione dei fosfolipidi, cioè i lipidi contenenti fosforo. Era già nota l’esistenza del PLC in varie forme tra gli spermatozoi e le uova dei mammiferi, ma non era chiaro quali varianti di questo enzima influenzassero direttamente la fertilità. In uno studio effettuato sui topi, i ricercatori dell’Università di Tokyo hanno notato che, rimuovendo con l’ingegneria genetica una forma variante del PLC, la fertilità dei soggetti maschili subiva una sensibile diminuzione, peraltro senza effetti collaterali per la salute. Lo spermatozoo, mancante di questa forma di PLC, vede sensibilmente ridotte le sue capacità di fecondare l’ovulo. La realizzazione di un farmaco che agisse bloccando l’attività dell’enzima potrebbe avere l’effetto di pillola anticoncezionale maschile per il controllo della nascita. I ricercatori tendono a sottolineare che sono comunque necessarie ulteriori e approfondite ricerche prima di poter ufficialmente realizzare il “pillolo”.
Un ormone contro l’osteoporosi
Un ormone che aiuta a regolare la quantità di calcio nel corpo umano potrebbe risultare utile anche per combattere l’osteoporosi, riportano alcuni ricercatori dell’Harvard Medical School di Boston. L’ormone in questione è l’ormone paratiroideo e dallo studio sembra che aumenti la densità ossea e riduca il rischio di fratture. Sono state selezionate circa 1600 donne in menopausa affette da osteoporosi e divise in tre gruppi: un gruppo di controllo, a cui è stato somministrato placebo; altri due gruppi a cui sono stati somministrati rispettivamente 20 e 40 microgrammi di ormone paratiroideo giornalieri. Le donne dovevano iniettarsi la dose personalmente. Al termine dell’indagine, durata due anni, la percentuale di donne trattate con l’ormone che aveva subito fratture spinali era solo del 5 percento, contro il 14 percento del gruppo di controllo. Inoltre, grazie all’ormone, si è ridotta della metà la possibilità di subire qualunque altro tipo di frattura. Anche la loro densità ossea ne ha beneficiato; le donne che hanno assunto la dose maggiore di ormone hanno visto maggiormente aumentare la loro massa ossea, rispetto a quelle con la dose minore, anche se hanno rilevato maggiori effetti collaterali, come nausea e mal di testa. L’osteoporosi colpisce milioni di persone in tutto il mondo, la maggioranza (circa l’80 percento) è costituita da donne. I ricercatori stanno cercando di ottenere l’approvazione dalla Food and Drug Administration per usare l’ormone paratiroideo nella prevenzione delle fratture tra le donne con significativa riduzione di densità ossea.