‘Il troppo stroppia’, recita un proverbio. Massima quanto mai vera per ciò che riguarda i farmaci. Per ogni minimo disturbo se ne fa un grande utilizzo, nonostante l’etimologia rimandi, nemmeno velatamente, alla loro tossicità. Il temine greco ‘pharmacon’ significa, infatti, veleno.
Per evitare disturbi ed effetti collaterali causati dai farmaci di sintesi, oggi sempre più persone si rivolgono alle fitomedicine (farmaci vegetali), pensando, erroneamente, che naturale sia sempre sinonimo di salutare e innocuo.
“Innanzitutto, è bene sgombrare il campo da dubbi e falsi miti”, afferma Piergiorgio Pietta, dell’Istituto di tecnologie biomediche (Itb) del Cnr di Milano e autore di diversi libri sull’argomento. “E’ vero che le piante medicinali sono in genere ben tollerate, ma non dimentichiamo che tutte le erbe, anche quelle considerate più blande, sono farmaci a pieno titolo, con effetti precisi sull’organismo. Oltre ai documentati effetti positivi, quindi, possono avere controindicazioni, effetti collaterali o interferire con i farmaci convenzionali, potenziandone o riducendone l’effetto terapeutico”.
È il caso, ad esempio, della valeriana, spesso incautamente considerato un leggero sedativo da integrare con altri più potenti. “La valeriana”, precisa Pietta, “non può essere assunta contemporaneamente ad altri tranquillanti, perché il potere sedativo sarebbe raddoppiato con conseguente abbassamento della soglia di attenzione e tutti i pericoli connessi. È inoltre sconsigliata anche durante la gravidanza e l’allattamento”. La questione si fa ancora più rischiosa se prendiamo in considerazione il ginseng o il ginkgo biloba, piante a tutti note per le preziose proprietà antiossidanti e utilizzate per combattere la stanchezza, per favorire la circolazione, la memoria e rafforzare il sistema immunitario. “Il ginkgo biloba e il ginseng”, conclude Pietta, “hanno un’azione analoga a quella degli antiaggreganti. Quindi, per non correre il rischio di un’emorragia sono da evitare se si assume quotidianamente la cardioaspirina o anche prima di un intervento chirurgico. Negli altri casi è bene non consumarle in associazione alla caffeina o per periodi prolungati, perché causano insonnia, tachicardia e nervosismo. Sono sconsigliate anche agli ipertesi”.
Insomma, l’uso delle fitomedicine richiede consapevolezza e le stesse precauzioni che vengono adottate per i farmaci tradizionali. Quindi, invita Pietta: “No al metodo fai da te e ai consigli degli amici, meglio fare sempre riferimento ai medici, preferendo quelli che conoscono anche la fitoterapia”.
(Fonte: Almanacco della Scienza)
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