Il ritiro dei ghiacciai italiani delle Alpi dei Tauri occidentali

Un nuovo studio degli Istituti di scienze marine e di scienze dell’atmosfera e del clima CNR pubblicato sul Journal of Glaciology stima una forte riduzione di lunghezza, entro il 2100, dei ghiacciai del settore più settentrionale delle Alpi italiane. In quest’area, daI 1982 ad oggi, registrano una diminuzione complessiva di superficie del 40% ed entro il 2100 le proiezioni del modello indicano una riduzione di lunghezza dei ghiacciai montani superiore al 35% con una riduzione della superficie maggiore del 60%

Un nuovo studio del Consiglio nazionale delle ricerche – Istituti di scienze marine (Cnr-Ismar) e Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (Cnr-Isac) – pubblicato sul Journal of Glaciology stima una forte riduzione di lunghezza, entro il 2100, dei ghiacciai del settore più settentrionale delle Alpi italiane (versante italiano dei Tauri occidentali), a cavallo con l’Austria. “Si tratta di 46 ghiacciai, di cui solo sette con una superficie maggiore di un km2, prevalentemente di tipo montano (Fig.1), condizionati dalla morfologia dei versanti su cui giacciono e privi di una lingua valliva.

E, in misura minore, di ghiacciai di tipo vallivo (Figg. 2 e 3), caratterizzati da una zona di accumulo definita e da una lingua di ghiaccio che si allunga verso il fondovalle” spiega Rossana Serandrei-Barbero, che insieme a Sandra Donnici ha analizzato i dati glaciologici. “Quelli presenti oggi costituiscono solo una parte dei 63 ghiacciai censiti nel 1962 in quest’area dove, daI 1982 ad oggi, registrano una diminuzione complessiva di superficie del 40%”.

I ricercatori del Cnr hanno utilizzato un modello matematico per stimare il comportamento di questi ghiacciai nel caso di un aumento di temperatura di 2,7 °C entro il 2100. “Questo aumento di temperatura è compatibile per l’area di studio con lo scenario di emissione individuato dal Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico e noto con la sigla A1B, che descrive un futuro con una crescita economica molto rapida e un sistema energetico caratterizzato da un sostanziale equilibrio tra combustibili fossili e altre fonti”, prosegue Stefano Zecchetto, che ha curato la parte modellistica. “Entro il 2100 le proiezioni del modello indicano un comportamento diverso per i ghiacciai di tipo montano o vallivo. La riduzione di lunghezza dei ghiacciai montani risulta superiore al 35% (Fig. 4) con una riduzione della superficie maggiore del 60%. Ma questa riduzione rappresenta un valore limite oltre il quale i ghiacciai si frammenteranno in unità più piccole con un conseguente aumento della velocità di fusione a parità di condizioni climatiche”.

“Nel settore italiano dei Tauri occidentali, i ghiacciai montani rappresentano circa il 95% dei ghiacciai”, conclude Serandrei-Barbero: “La grande riduzione delle loro dimensioni indicata da questo studio, unita alla scomparsa già in corso dei 26 ghiacciai più piccoli (e per questo non trattati dal modello), significherebbe l’estinzione di quasi la totalità degli esistenti ghiacciai entro la fine di questo secolo, lasciando sopravvivere forse solo i tre ghiacciai vallivi che mostrano riduzioni più contenute rispetto ai ghiacciai montani”.
Per saperne di più: Consiglio Nazionale delle Ricerche