“Nei giovani”, ci spiega Roberto Volpe del Servizio di Protezione e Prevenzione del Cnr, “le più frequenti cause di malattia sono quelle a trasmissione sessuale e le allergie. Durante la terza età, invece, aumentano tutte le patologie, da quelle respiratorie, ossee (artrosi, osteoporosi) e neurologiche (Alzheimer, Parkinson), a quelle che sono le principali cause di morte, vale a dire infarti, ictus e tumori. Al contrario, le morti giovanili legate a malattie cardiovascolari sono rare. Eventi tragici che spesso, colpendo i ragazzi soprattutto durante l’attività fisica, potrebbero essere scongiurati se messi in evidenza da un semplice elettrocardiogramma sotto sforzo”.
Lo diamo per scontato, ma perché il processo di invecchiamento porta necessariamente all’aumento delle malattie? “Durante le normali reazioni metaboliche nel nostro organismo si formano i radicali liberi dell’ossigeno che, col tempo, finiscono per indurre una serie di alterazioni delle strutture cellulari, degli enzimi e anche del Dna, che portano a danni gravi e potenzialmente irreversibili alla base non solo dei tumori, ma anche delle malattie cardiovascolari. Invecchiando, inoltre, si manifestano più facilmente i principali fattori di rischio cardiovascolari quali il diabete, l’ipertensione arteriosa, l’ipercolesterolemia, e aumenta l’esposizione temporale al danno da essi causato: basti pensare agli effetti negli anni del fumo”.
Come contrastare, quindi, il sopraggiungere di queste patologie? “E’ fondamentale un corretto stile di vita basato sull’astensione dal fumo, sull’attività fisica e su una sana alimentazione”, chiarisce il ricercatore. “L’organismo limita i danni dei radicali liberi grazie all’intervento degli agenti antiossidanti che possono essere di natura costituzionale, come alcuni enzimi, oppure essere assunti con le verdure, gli ortaggi, la frutta, l’olio d’oliva e il vino. Questi alimenti tipici della dieta mediterranea sono anche ricchi di fenoli, sostanze che svolgono un’azione antinfiammatoria, antiaterosclerotica e antitumorale”.
Negli ultimi 25 anni la percentuale di ultrasessantacinquenni è aumentata del 50%. “Purtroppo, però, il 40% degli ultrasessantacinquenni è affetto da almeno una malattia cronico-degenerativa. Pertanto, è fondamentale prevenirle Il nostro Servizio ha avviato programmi di ricerca per l’identificazione, mediante calcolo computerizzato, dei soggetti a rischio cardiovascolare e per la diagnosi, mediante metodica sperimentale ad ultrasuoni, dell’osteoporosi. Abbiamo, inoltre, individuato nelle farmacie un ulteriore tassello nel mosaico della prevenzione: esse sono già un presidio sanitario che eroga consigli per la salute e, spesso, effettua rilevazioni dei principali fattori di rischio cardiovascolare”. Perché, conclude Roberto Volpe, “il primo passo per prevenire è identificare e sensibilizzare i soggetti a rischio”.
(Fonte: Almanacco della Scienza)
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