Prevenire le malattie croniche: un investimento vitale

L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha pubblicato il rapporto “Prevenire le malattie croniche: un investimento vitale”, nel quale sostiene che un’azione globale sulla prevenzione delle malattie croniche potrebbe salvare la vita a 36 milioni di persone che altrimenti rischierebbero la morte entro il 2015, prima ancora di aver compiuto 70 anni.

Il rapporto mette in luce la necessità di interventi urgenti per fermare le malattie croniche e invertirne la tendenza; rappresenta una guida avanzata sugli interventi più efficaci e facilmente realizzabili; offre suggerimenti pratici su come svolgere tali interventi a livello nazionale.
Secondo il rapporto OMS, circa 17 milioni di persone muoiono prematuramente ogni anno a causa di una epidemia globale di malattie croniche. Tra le malattie croniche più rilevanti si annoverano le cardiopatie, gli ictus, il cancro, il diabete e i disturbi respiratori. Altre condizioni croniche responsabili di una percentuale consistente del carico globale di malattia sono però anche i disturbi visivi e la cecità, i disturbi dell’apparato uditivo e la sordità, i problemi del cavo orale e i difetti genetici.
Ben 3 milioni di decessi, su un totale di 58 milioni nel 2005, sono attribuibili a malattie croniche, e ciò vuol dire, in pratica, il doppio dei decessi imputabili a malattie infettive (quali Hiv/Aids, tubercolosi, malaria, malattie materno-infantili e carenze nutritive multiple). Se il 20% delle morti per malattie croniche avviene nei Paesi ad alto reddito, addirittura l’80% si registra nei Paesi a reddito medio-basso, in quei Paesi, cioè, dove vive la maggioranza della popolazione mondiale.
Il rapporto OMS, oltre a fornire i dati relativi a nove Paesi (Brasile, Canada, Cina, India, Nigeria, Pakistan, Russia, Gran Bretagna e Tanzania), offre anche nuove proiezioni relative all’impatto economico delle malattie croniche, ponendosi altresì come obiettivo globale quello di ridurre il trend stimato di morte per malattia cronica del 2% ogni anno fino al 2015.
Indispensabile un approccio nuovo da parte dei leader nazionali che sono nella posizione di sostenere con forza la prevenzione e il controllo di queste malattie, ma anche da parte della comunità internazionale degli esperti di salute pubblica.
Fonte: Ministero della Salute