Più rischi per chi viene ricoverato nei week-end

Un ridotto personale ospedaliero durante i fine settimana potrebbe comportare un maggior rischio di morte tra i pazienti. Tale conclusione giunge da uno studio effettuato in Canada sui ricoveri di urgenza, nel quale appare piuttosto chiaro il fatto che i pazienti ricoverati il sabato o la domenica hanno minori probabilità di sopravvivere.

Per fare alcuni esempi tratti dai dati raccolti, i pazienti ricoverati con un aneurisma dell’aorta hanno il 28 percento di probabilità in più di morire se ammessi in ospedale nel fine settimana. Lo stesso si può dire per i casi di embolia polmonare, o emorragia cerebrale, attacchi di cuore, ma maggiore risulta anche la mortalità infantile. Le implicazioni di questo studio sono molteplici: da un lato è evidente che una più alta qualità delle cure mediche avrebbe la capacità di salvare molte vite umane, mentre dall’altro lato, e qui entriamo in questioni di politica ospedaliera, andrebbe sempre mantenuto un alto livello di personale anche nei fine settimana. Di regola, invece, si sa che i turni del fine settimana sono i più sgraditi e in prevalenza sono coperti dal personale con minore esperienza. Fatto sta che secondo i dati raccolti, i ricoveri ospedalieri del week-end vedono un aumentato rischio di decesso per ben 23 tipi di patologie. Tali risultati sono oggettivamente allarmanti, e poco importa che essi riguardino gli ospedali canadesi, perché probabilmente la situazione è analoga un po’ dappertutto. Come dire, tutto il mondo è paese.

L’ipnosi non aiuta la memoria
L’ipnosi non aumenta la capacità delle persone di ricordare eventi passati, bensì accresce la loro sicurezza nella capacità di ricordare. Lo afferma una ricerca presentata al congresso annuale dell’American Psychological Association. È opinione comune che l’utilizzo della tecnica dell’ipnosi migliori sensibilmente la capacità di richiamare alla memoria eventi accaduti nel passato. Ma il professor Green dell’Ohio State University ha voluto verificare se veramente le persone ipnotizzate ricordano meglio oppure sono solamente più sicure di ricordare. A tale scopo ha selezionato 96 studenti e li ha divisi in due gruppi di uguale numero; il primo gruppo ha subito un trattamento di ipnosi, mentre al secondo sono stati imposti esercizi progressivi di rilassamento muscolare. Ad entrambi i gruppi, poi, sono stati dati venti minuti di tempo per collocare correttamente il mese e l’anno di 20 fatti degni di nota accaduti nell’ultimo decennio, come ad esempio, la bomba alle Olimpiadi di Atlanta, l’inizio della guerra del Golfo, il suicidio del cantante dei Nirvana Kart Cobain e così via. Agli studenti è stato chiesto anche quanto fossero sicuri delle risposte date. In seguito, i test sono stati riconsegnati agli studenti, ed è stato detto loro che avevano fatto almeno un errore e che avevano dieci minuti di tempo per correggersi. Per quanto riguarda l’accuratezza ed esattezza delle risposte, non vi sono state significative differenze tra i due gruppi, entrambi hanno risposto in maniera ugualmente corretta, o sbagliata. Ma il gruppo che aveva subito il trattamento ipnotico ha dimostrato una maggiore sicurezza di sé, ed ha corretto le domande sbagliate in percentuale molto minore rispetto all’altro gruppo. La loro riluttanza a cambiare le risposte dimostra una grande fiducia nei loro responsi originari, ed anche che il loro subconscio crede fortemente nella capacità dell’ipnosi di accrescere la memoria.

La fonte della giovinezza è nel nostro corpo
Le lozioni costose che promettono di sbarazzarvi delle rughe forse sono più un pedaggio per il vostro portafoglio che dei veri toccasana per farvi sembrare più giovani. È quanto suggerito da una nuova ricerca secondo la quale sarebbero i livelli di alcune sostanze presenti nel nostro organismo a dare ad alcune persone un aspetto più vecchio della loro età effettiva. Per esempio, la presenza di alti livelli di colesterolo e di emoglobina (la proteina che trasporta ossigeno nei globuli rossi), farebbe sembrare gli uomini più anziani. Nelle donne una simile condizione sarebbe invece provocata da bassi livelli di bilirubina e da alti livelli nel tasso di sedimentazione degli eritrociti. La ricerca, ad opera dell’Imperial College School of Medicine di Londra, si è concentrata sugli uomini, evidenziando come in essi l’alto livello di colesterolo può essere collegato anche ad altri fattori che contribuiscono a rendere il loro aspetto meno giovanile, come ad esempio, la calvizie. In effetti, il colesterolo, l’arcus senilis (l’anello bianco che compare nell’iride delle persone anziane), la calvizie ed il fumo sono tutti fattori strettamente correlati tra di loro, e provocherebbero un precoce invecchiamento del nostro aspetto fisico. Le ricerche in tal senso sono comunque alla fase preliminare e prima di trarre conclusioni definitive gli studiosi si riservano di effettuare ulteriori indagini ed approfondimenti.