Pelle, non solo una frontiera

La pelle, il più versatile fra gli organi del nostro corpo, rappresenta, fisicamente e simbolicamente l’involucro che assicura protezione all’organismo, fungendo da barriera con l’esterno. Ma è anche il punto di contatto con il mondo circostante, mettendoci in relazione con gli altri.

“La pelle è l’organo più ampio del corpo, con un’estensione che in un adulto varia fra 1,5 e 2 mq, mentre in un neonato è di circa mezzo metro”, spiega Gennaro Spera, dermatologo del Cnr. “È un organo che svolge molteplici funzioni: funge da frontiera fra ambiente e individuo, difende dagli agenti esterni, assicura la termoregolazione, la secrezione, la trasmissione sensitiva e la difesa fotobiologica, funzione svolta grazie a sostanze cromofore (capaci di conferire colorazione a una sostanza), tra cui la melanina”.

È una struttura complessa, composta da tre strati. “La parte più esterna della cute è costituita dall’epidermide, formata da un insieme di strati cellulari più o meno compatti. Al di sotto, si trova il derma, struttura vascolarizzata in grado di apportare nutrimento all’epidermide, dove sono presenti le ghiandole sudoripare coinvolte nei processi di termoregolazione e secrezione, e le terminazioni nervose sensitive. L’ipoderma è il terzo strato, ricco di tessuto connettivo nel quale sono presenti cellule adipose”, prosegue il dermatologo. “Nella zona tra epidermide e derma sono presenti cellule di derivazione nervosa (melanociti) in grado di sintetizzare un pigmento scuro, la melanina, che protegge dalle radiazioni solari. Ogni melanocita, su stimolazione delle radiazioni Uv, può dare origine alla caratteristica colorazione scura che appare a seguito dell’esposizione al sole: l’abbronzatura. La melanina che si forma concorre alla protezione della persona dai danni derivanti dalle radiazioni solari”.

Come organo sensoriale deputato al tatto, la cute registra gli stimoli esterni e li trasmette al cervello, assieme alle emozioni. “La nostra percezione della pelle come frontiera è qualcosa che risiede, prima ancora che nel limite fisico, nella nostra mente: il sistema nervoso è infatti interconnesso con la pelle in modi che vanno oltre l’innervazione”, aggiunge Spera. “L’emotività viene resa evidente con modificazioni dell’epidermide, come rossore, sudorazione o reazioni cutanee come ponfi e arrossamenti”.

Ma la cute è anche l’elemento di comunicazione con il mondo: la pelle marcata con piercing e tatuaggi e gli interventi estetici per fermare il tempo e prolungare la bellezza possono diventare una potente macchina di trasformazione identitaria su cui scrivere la nostra storia. “L’esempio più lampante sono i tatuaggi, con i quali riscriviamo, rispieghiamo o falsifichiamo noi stessi per autogratificarci”, conclude il dermatologo. ”Fermare l’invecchiamento e falsificare la nostra età cutanea è invece un modo per rimuovere la nostra immagine e crearne una nuova. E nel processo di ‘falsificazione’, pratiche di mini invasività come la tossina botulinica che interviene sulle rughe di espressione cancella addirittura parte del ‘linguaggio’ corporeo dell’individuo”.

(Fonte: Almanacco della Scienza – CNR)

Per saperne di più: Almanacco della scienza – CNR