Il trenta per cento dei letti dei reparti di Ortopedia degli ospedali della provincia di Grosseto è occupato da pazienti con fratture causate da osteoporosi.
Questo dato rispecchia quello nazionale, ed un recente studio prevede che, in Italia, nei prossimi dieci anni la percentuale salirà al 50%. L’impatto sociale è notevole perché tali fratture, in particolare la frattura del collo del femore, necessitano di una degenza lunga, un intervento chirurgico costoso, una riabilitazione che si può protrarre anche per tutta la vita e un alto grado di invalidità permanente, con costi onerosi per le ASL e per l’ambito familiare. L’osteoporosi, cioè la progressiva riduzione della massa ossea con indebolimento dell’osso e rischio di fratture, inizia verso i cinquant’anni e colpisce soprattutto le donne in menopausa.
È una malattia insinuante e subdola, di difficile diagnosi se non strumentale, e quando si manifesta, con fratture che colpiscono in genere il femore, le vertebre e il polso, spesso in seguito a traumi banali, vi è già una osteopenia del 40%. Nel 1991 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha incluso l’osteoporosi tra le malattie sociali e nel febbraio di quest’anno la Commissione Affari Sociali della Camera ha inviato al Parlamento una risoluzione per favorire tutte le iniziative atte a prevenirla: facilitare l’accesso sia pubblico, che privato alle indagini cliniche, in particolare la densitometria, e inserire gli alendronati in fascia A togliendo la nota 79 e il Registro Usl, misure che comunque, dopo una frattura, vanno prese. Nel 1999 nella Asl 9 di Grosseto i fratturati di femore, vertebre e polsi in seguito a osteoporosi, sono stati circa 2.000, di cui 1.200 ricoverati e 900 operati con protesi e chiodi endomidollari per frattura del collo del femore (nonché un numero imprecisato di visite ortopediche), dati destinati a salire nei posti dove la popolazione anziana è in aumento, con un costo che ha superato quello degli infarti e dei tumori della mammella.
Da qui la necessità della prevenzione che va fatta su due fronti: quello diagnostico precoce come la densitometria ossea dopo i 50 anni, e somministrazione di Vitamina D, estrogeni, alendronati, dieta ipercalcica, attività ginnico-sportiva ecc., e quello della prevenzione delle fratture. A questo proposito, oltre alle raccomandazioni dell’Ortopedico, in alcune cliniche si consiglia di rinforzare il collo del femore ancora sano, mediante l’applicazione preventiva di viti cannulate che in pratica armano e irrobustiscono quel tratto di osso statisticamente più colpito da frattura nell’osteoporosi.