La leggenda narra che la dea Venere, gelosa della bellissima mortale Psiche, ordinasse al figlio Cupido di farla innamorare di un uomo. Ma un errore nel lancio della freccia portò il dio dell’amore a colpirsi da solo e a rimanere stregato dalla ragazza.
Questo aneddoto può essere un antico ‘indizio’ che rivela come l’amore non sia solo il risultato di eventi casuali, di feeling psicologico, di affinità fisica ma anche una questione di chimica. La famosa freccia in qualche modo simboleggia l’attivazione a livello cerebrale di alcuni ormoni, senza i quali è impossibile che si formi il desiderio di amore.
“Dopamina, ossitocina e feniletilamina. È questo il cocktail di ormoni che produce quella fenomenale sensazione di benessere, gioia ed estasi che proviamo quando siamo insieme al nostro partner”, spiega Antonio Cerasa, neuroscienziato dell’Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare (Ibfm) del Consiglio nazionale delle ricerche. “Ma questi ormoni non nascono da soli, hanno bisogno di essere alimentati e guidati da segnali esterni, che derivano innanzitutto dal principale canale di interazione dell’essere umano con l’ambiente: la vista”.
Vedere l’oggetto del desiderio produce l’attivazione nel cervello del network del piacere, che coinvolge in primis le regioni del nucleo accumbens e la corteccia cingolata anteriore. “Secondo un recente lavoro uscito su ‘Nature’, l’intensità di comunicazione tra queste due aree riesce a guidare e predire il comportamento di accoppiamento e spinge a rilasciare gli ormoni dell’amore in circolo nel sangue”, spiega il ricercatore.
Mentre dopamina e feniletilamina sono strettamente legati alle fasi di accoppiamento e sessualità, l’ossitocina è un ormone che viene prodotto anche in altre condizioni, come nell’attaccamento madre-figlio, negli abbracci e nello stare tra gli amici. “Secondo una recente ricerca pubblicata su ‘Science’, la socializzazione può produrre le stesse quantità di ossitocina di un rapporto d’amore. La principale fonte di questo ormone nel cervello è l’ipotalamo, che è collegato direttamente con un’altra regione chiave del network del piacere: l’Area ventrale tegmentale. Stare insieme agli amici produce una forte e consistente iperattività di questo network che porta a un continuo rilascio di ossitocina”, conclude Cerasa.
Fonte: Almanacco della Scienza – CNR
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