La guerra silenziosa alla maternità delle donne che lavorano è uno dei più drammatici paradossi del nostro paese. “O i figli o il lavoro” è la scelta che le donne di oggi vogliono respingere, perché rischia di riportarle a una condizione premoderna.
Chiara Valentini
Collana: Serie Bianca – Feltrinelli
Pagine: 224
Il libro Qualcuno l’ha paragonata a un campo di battaglia. È la maternità delle donne che lavorano e vorrebbero continuare a farlo senza subire stress e umiliazioni anche quando scelgono di mettere al mondo un bambino. Invece, in Italia come in nessun altro paese europeo, lavoro e maternità rischiano di diventare parole inconciliabili.
Molte che avevano un rapporto di lavoro fisso, tornando in ufficio o in fabbrica, vengono messe nell’angolo e a volte mobbizzate, per spingerle a dimettersi. La rigidità sugli orari, che al di là della retorica della flessibilità sembra la parola d’ordine delle aziende, provoca scontri drammatici. Lo stesso congedo di maternità più che come un diritto comincia a essere visto come un privilegio, mentre spuntano un’altra volta le vecchie lettere di dimissioni in bianco. Il risultato è nelle cifre. Almeno una giovane mamma su cinque lascia il posto e in molti casi non lo ritroverà.
E’ ancora peggio fra le precarie, le ragazze dei contratti a termine o a progetto, che per non essere mandate via nascondono il pancione come una colpa e spesso rinunciano alla maternità perché non possono contare su uno stipendio stabile né su un posto all’asilo nido, spesso irraggiungibile.
Chiara Valentini racconta per la prima volta nel suo complesso questa realtà dura e preoccupante, dando la parola da una parte all’altra d’Italia a manager e donne delle pulizie, a pubblicitarie e a operatrici dei call center. Ci porta negli uffici dei sindacati e delle poco conosciute Consigliere di Parità, fra le mamme ragazzine di Scampia e le dottoresse precarie della sanità pubblica, dimostrando come la maternità, nell’Italia di oggi, è diventata il punto d’attacco al lavoro delle donne e alla loro parità.
Ma anche fra le mamme lavoratrici qualcosa si muove. Dai siti, dai blog e da nuove associazioni e movimenti chiedono rispetto e diritti, compreso quello della maternità universale. E cominciano a portare in tribunale aziende e amministrazioni pubbliche che le discriminano perché madri.