Nuovo farmaco rivale del Viagra

Un potenziale rivale del Viagra nel trattamento delle disfunzioni erettili ha mostrato risultati molto promettenti in numerosi esperimenti clinici. Il nuovo farmaco, chiamato Levita, è stato presentato al congresso mondiale per il trattamento dell’impotenza da due delle maggiori case farmaceutiche mondiali, la Bayer e la GlaxoSmithKilne.

Le ricerche per verificare l’effettiva funzionalità del farmaco hanno coinvolto circa 800 uomini con problemi di erezione. Ad alcuni di loro è stata somministrata una dose di 20mg di Levita, gli altri sono stati trattati con un placebo. Il farmaco è risultato efficace al primo utilizzo per il 74% dei soggetti e nelle successive somministrazioni si è potuto notare una percentuale di successi addirittura del 91%. Questo dato è molto importante perché finora nessun farmaco, neanche il Viagra, si era dimostrato così affidabile nel tempo. Grazie dunque a questo nuovo prodotto potrà probabilmente migliorare la condizione di frustrazioni di milioni di soggetti nel mondo che soffrono di questo disturbo e che sono alla ricerca di farmaci la cui efficacia non diminuisca nel tempo. In un altro studio è stato sperimentato il Levita per il trattamento delle disfunzioni erettili osservate dopo l’intervento chirurgico che prevede l’asportazione del cancro alla prostata. I disturbi dell’erezione in seguito a prostatectomia sono sicuramente i più difficili da trattare perché è inevitabile che durante l’asportazione della prostata si verifichi una parziale lesione dei nervi bilaterali che controllano, appunto, l’erezione. La somministrazione di questo nuovo farmaco si è dimostrata efficace contro ogni previsione: grazie al Levita i disturbi si sono ridotti nel 71% dei pazienti! Le controindicazioni del Levita, inoltre, sono praticamente inesistenti: gli unici disturbi che sono stati osservati in alcuni pazienti sono lievi mal di testa, vampate di calore e congestioni nasali, mentre sono ben noti a tutti gli effetti del Viagra sul sistema cardiocircolatorio. La commercializzazione di questo farmaco è già stata approvata negli Stati Uniti, mentre in Europa si stanno concludendo le ultime sperimentazioni.

Amare significa condividere tutto… anche le malattie!
Le coppie sposate condividono tutto, dalla casa all’auto alle finanze. Una ricerca condotta presso la University of Nottingham ha messo in evidenza che le coppie, oltre alla vita di tutti i giorni, sembrano condividere anche le stesse malattie. Infatti se un coniuge soffre di asma, depressione, ulcera peptica, ipertensione o aumento del colesterolo, le possibilità del partner di sviluppare le stesse patologie sono molto alte. Addirittura il rischio aumenta del 70% in caso di asma, ulcera peptica e depressione. I ricercatori sostengono che la causa fondamentale di questa strana condivisione è da ricercarsi nelle condizioni ambientali in cui entrambi i coniugi vivono. Infatti le coppie normalmente mangiano gli stessi cibi, sono esposte agli stessi allergeni e tendono ad assumere gli stessi modelli di comportamento. Tutto ciò può contribuire ad alimentare le allergie, l’ipertensione ed il colesterolo. Inoltre gli studiosi hanno rilevato che è presente una certa tendenza ad avere in comune anche le malattie cardiocircolatorie, che sono tra i maggiori killer nei paesi industrializzati. Condividere lo stesso ambiente domestico spesso significa anche avere le stesse abitudini riguardo al fumo e all’attività fisica, tutte cose in stretta associazione con le malattie coronariche. I ricercatori, per confermare le loro teorie, hanno preso in esame la storia clinica di circa 8000 coppie sposate, di età compresa tra i 30 e i 74 anni. Il risultato inconfutabile di questa ricerca è che se un coniuge soffre di una certa malattia, il compagno ha una rischio di sviluppare gli stessi sintomi molto maggiore rispetto al resto della popolazione. Alla luce di ciò, probabilmente andrebbe presa in considerazione l’eventualità di fare uno screening accurato delle coppie sposate in modo da prendere in tempo i giusti provvedimenti per la prevenzione delle più comuni patologie.

Schiena: più esercizi, meno fratture
Rinforzare i muscoli della schiena con esercizi mirati aiuta a prevenire le fratture della spina dorsale. Grazie ad una ricerca compiuta da una équipe di medici della Mayo Clinic, nel Minnesota, si è scoperto che i benefici ottenuti con questi esercizi continuano ad essere validi anche dopo anni dall’interruzione degli allenamenti. La prima parte della ricerca si è infatti svolta 10 anni fa, quando i ricercatori sottoposero un gruppo di donne in menopausa, tra i 48 e i 65 anni, ad una programma per rinforzare la muscolatura della schiena che prevedeva 10 minuti al giorno di esercizi, per 5 giorni a settimana, per due anni consecutivi. Questo gruppo era stato poi comparato con un altro che, nello stesso periodo, aveva svolto esercizi diversi. A distanza di dieci anni gli studiosi sono andati a riesaminare le donne che avevano partecipato alla ricerca, misurando la forza della muscolatura della schiena, la densità ossea e la frequenza di fratture alla spina dorsale nei due gruppi. I risultati di queste successive osservazioni sono sorprendenti: la forza muscolare delle donne che avevano svolto gli esercizi mirati alla schiena era sempre notevolmente superiore rispetto alle altre, la loro densità ossea risultava comunque maggiore e, cosa più importante, la frequenza di fratture spinali era addirittura di tre volte inferiore rispetto alle donne che non avevano svolto il programma di allenamenti per la schiena 10 anni prima. Lo studio è stato svolto su donne in menopausa in quanto la carenza di estrogeni in questo periodo della vita porta ad un indebolimento delle ossa. I risultati della ricerca hanno evidenziato che il rinforzo della muscolatura della schiena può supplire alla mancanza di estrogeni, riducendo sensibilmente il rischio di fratture vertebrali.