Avere svolto un lavoro complesso protegge la mente dell’anziano

Più l’ambiente di lavoro è stimolante, più si conservano le capacità cognitive in età avanzata. Ecco, in estrema sintesi, quanto emerge da uno studio britannico appena pubblicato su Neurology e coordinato da Ian Deary del Dipartimento di psicologia all’università di Edimburgo. 

«Dati sempre più numerosi indicano che uno stile di vita stimolante, come quello che deriva dagli ambienti di lavoro complessi, migliora lo stato cognitivo in età avanzata, anche se i meccanismi alla base di queste osservazioni non sono ancora pienamente compresi» afferma lo psicologo, ipotizzando che un ambiente stimolante potrebbe aumentare la riserva cognitiva, proteggendo in seguito il sistema nervoso contro il deterioramento, normale o patologico, legato all’avanzare dell’età.

«Per contro, data la stabilità delle prestazioni cognitive nel corso della vita, altri studi sostengono che il livello di impegno in attività complesse potrebbe essere una conseguenza del livello cognitivo preesistente» riprende il ricercatore, sottolineando che tra i fattori limitanti in questo tipo di ricerche c’è l’assenza di un metodo affidabile in grado di misurare la complessità lavorativa.
Per superare l’ostacolo i ricercatori hanno usato il dizionario dei titoli professionali (Dot) applicato alle persone che hanno preso parte allo studio Lothian Birth Cohort, un trial osservazionale che ha monitorato 1.066 uomini e donne nati nel 1936 e oggi 78enni, nel territorio di Edimburgo.

«Le capacità intellettive dei partecipanti sono state esaminate usando 4 domini cognitivi: il quoziente di intelligenza (Iq), le abilità cognitive generali, quelle mnemoniche e le capacità di elaborazione. I dati ottenuti per ogni paziente sono stati incrociati con i risultati del Dot, indice della complessità delle mansioni in età lavorativa.
E i risultati confermano l’ipotesi: avere svolto un’attività complessa si associa a migliori performance cognitive a 70 anni.

«Questi dati offrono interessanti prospettive di ricerca futura che potrebbero ulteriormente migliorare la comprensione dei meccanismi alla base di un invecchiamento di successo» conclude Deary.