Umanità e disumanità della medicina
Cura: Rony Brauman
Collana: Campi del sapere / Feltrinelli
Pagine: 208 – Prezzo: Euro 25,0
Da diversi anni, Medici senza frontiere cerca di associare all’intervento diretto in zone di crisi l’analisi delle interazioni tra i soggetti dell’aiuto umanitario sulla scena internazionale e nei paesi in guerra. Questo libro raccoglie le riflessioni di alcuni membri di Msf intorno alla propria professione, la medicina, per discuterne i presupposti, le convinzioni e i metodi. “Utopie sanitarie” non è dunque un trattato medico, ma una riflessione critica su pratiche e scelte troppo spesso considerate scontate. Nel campo degli aiuti sanitari ai paesi poveri, i medici lavorano in condizioni critiche (mancanza di medicinali e strumenti diagnostici, alto numero di pazienti con i quali è difficile comunicare) e cercano di compensare le carenze badando all’essenziale. Non si ha il tempo di ascoltare il paziente, lo si riduce alla sua malattia e lo si incasella nei diversi gruppi a rischio. La medicina perde così la sua umanità, diventa “ingegneria dei corpi”. In modo paradossale, il medico impegnato nei paesi poveri si comporta come il collega che lavora in quelli ricchi perché entrambi riducono la pratica medica a pura tecnica. Riflettere sulle pratiche medico-sanitarie adottate in paesi poveri e lontani significa dunque cercare le possibilità per agire meglio facendo tesoro dell’esperienza, ma è anche un’occasione per mettere in discussione la nostra cultura del corpo e della malattia.
Approfondimento
Nel campo degli aiuti sanitari ai paesi poveri, i medici lavorano in condizioni critiche (mancanza di medicinali e strumenti diagnostici, alto numero di pazienti con i quali è difficile comunicare) e cercano di compensare le carenze badando all’essenziale. Non si ha il tempo di ascoltare il paziente, lo si riduce alla sua malattia e lo si incasella nei diversi gruppi a rischio. La medicina perde così la sua umanità, diventa “ingegneria dei corpi”. In modo paradossale, il medico impegnato nei paesi poveri si comporta come il collega che lavora in quelli ricchi perché entrambi riducono la pratica medica a pura tecnica. Utopie sanitarie è una riflessione a partire da esperienze reali. L’indagine e il confronto delle pratiche mediche nei paesi ricchi e per gli aiuti umanitari sono utili per capire che cosa stia diventando la medicina e quale sia l’uso anche ideologico fatto dagli stati e dalle organizzazioni internazionali. Il libro mostra che il dato più allarmante è la crescente disparità di accesso alle cure. Per cambiare le cose si deve partire dal presupposto che la medicina non può essere soltanto un bene economico: è vero che la “salute per tutti” resta un’utopia, ma la salute per molti deve diventare una realtà.
Avremo mai la pensione?
Angelo Marano
Collana: Nuova Serie Feltrinelli
Pagine: 128 – Prezzo: Euro 8,0
L’agenda politica, da oltre dieci anni, si confronta periodicamente con la questione delle pensioni, un calderone in cui ambiguamente trovano spazio ipotesi di assistenza sociale e di sostegno alle imprese. Molte proposte all’ordine del giorno rispondono a logiche di riduzione del costo del lavoro e di privatizzazione della previdenza. Il tema, quindi, non si riduce alla razionalizzazione del sistema pensionistico, ma investe più ampie questioni di natura sociale e politica. Il testo è suddiviso in tre parti: nella prima vengono esaminati gli elementi essenziali del sistema previdenziale italiano; nella seconda vengono discussi i nodi di fondo del dibattito; nella terza si delinea un generale quadro interpretativo.
Senza negare la necessità di un monitoraggio continuo dei conti pensionistici, il saggio di Marano focalizza l’attenzione sui modelli in gioco del Welfare. Alcuni tra i fautori della riforma sembrano mossi dalla visione di un “Welfare delle opportunità” che assicuri a tutti uguali possibilità di partenza e limiti, per il resto, l’intervento dello stato. Altri sembrano invece rispondere a una visione più radicale che riduce il ruolo del pubblico a una mera assistenza, finalizzata a garantire livelli di ridistribuzione e standard minimi, secondo un modello ultraliberista che delinea scenari inquietanti di depauperamento e di riduzione delle garanzie dei lavoratori. Dalla tensione tra queste differenti opzioni, dagli esiti del dibattito in corso e dalle conseguenti scelte dipende un disegno generale che potrebbe avere degli effetti profondi (e persino anche drammatici) sulla società nel suo complesso.