L’aspirina contro il rischio tumore

Secondo un gruppo di ricercatori americani, un’aspirina al giorno potrebbe prevenire l’insorgere di una delle più comuni forme di cancro alle ovaie.

Nonostante i risultati incoraggianti, gli stessi studiosi hanno evidenziato che la ricerca che li ha portati a tali conclusioni è, da un punto di vista oggettivo, limitata, a causa dell’esiguo numero di donne prese in esame, e della mancanza di informazione specifica sulla quantità di aspirina assunta e sui motivi per cui è stata usata. Per questo sconsigliano di fare uso di aspirina esclusivamente per prevenire il tumore alle ovaie. Il cancro alle ovaie è una forma tumorale difficile da curare in quanto raramente viene rilevato nei suoi stadi iniziali. Ogni anno, soltanto negli Stati Uniti, vengono diagnosticati 23.000 nuovi casi e 14.000 donne muoiono in conseguenza di questa patologia. La malattia, le cui cause non sono ancora state ben comprese, colpisce generalmente le donne che hanno superato i 65 anni. Si suppone che in alcuni casi abbia un’origine genetica. Le donne con infiammazione cronica dell’area pelvica hanno rischi maggiori di sviluppare questa forma tumorale.

Le infiammazioni sono risposte del sistema immunitario in conseguenza di una lesione. Quando siamo colpiti da uno stato infiammatorio i sintomi più comuni sono gonfiore, dolori e febbre. Pur aiutando i tessuti feriti a rimarginarsi, l’infiammazione a volte può espandersi senza controllo e danneggiare altri tessuti. L’aspirina e altre simili sostanze, conosciute con il nome di farmaci antinfiammatori non steroidei, controllano l’estendersi dell’infiammazione bloccando la produzione di prostaglandine, sostanze chimiche rilasciate dal corpo dopo una lesione. Nello studio sono state identificate 68 donne affette dalla forma più comune di tumore ovarico, quello epiteliale, alle quali sono state fatte domande sulla loro assunzione di aspirina. Le pazienti sono state messe a confronto con altre 680 donne sane, al quale sono state poste le stesse domande sull’uso di aspirina. Ebbene, è risultato che chi assume almeno tre aspirine alla settimana per un periodo di sei mesi ha il 40 per cento di probabilità in meno di sviluppare il tumore rispetto alle donne che non ne hanno fatto uso. Tale scoperta va ad aggiungersi ad altre analoghe secondo le quali prendere l’aspirina regolarmente riduce il rischio di tumore al colon, di infarto e di ictus. Attenzione, però. I farmaci antinfiammatori non steroidei presentano alcune controindicazioni, tra le quali un maggiore rischio di emorragie interne, specialmente nello stomaco e nell’intestino. Per confermare i dati acquisiti, saranno necessarie ulteriori ricerche.

Scoperta la chiave della longevità
Alcuni ricercatori hanno scoperto che l’invecchiamento nei lieviti e nei vermi è regolato da un unico gene regola l’invecchiamento in due organismi diversi. Il gruppo di studiosi, facenti parte del MIT (Massachusetts Institute of Technology), erano già a conoscenza delle proprietà del gene SIR2, che regola la durata di vita di quel complesso di microrganismi in grado di provocare la fermentazione mediante gli enzimi da essi prodotti e comunemente denominati “lievito”. Da questi dati acquisiti, sono andati alla ricerca di un tipo di gene analogo anche nel verme cilindrico, una specie parassitica che si trova nell’intestino dei mammiferi, ed hanno cercato di scoprire se funziona nello stesso modo.

L’intuizione degli studiosi è stata premiata, perché effettivamente, i vermi possiedono una versione simile del gene, e se dotati di una copia supplementare dello stesso, hanno vissuto il 50 per cento più a lungo dei vermi normali. Il fatto che lo stesso tipo di gene regoli la durata di vita di due organismi così diversi è una scoperta rivoluzionaria, perché grandi sono le loro divergenze evolutive. Questo potrebbe significare che il SIR2 sia il gene preposto a regolare l’invecchiamento di tutte le specie, compresi i mammiferi. E compreso l’uomo. Nella dotazione genetica umana ci sono sette geni imparentati al SIR2. Se si riuscirà a scoprire la loro funzione precisa, forse conosceremo i processi preposti all’invecchiamento e sarà possibile sviluppare farmaci in grado di prolungare la vita umana, o quanto meno, che contribuiscano ad alleviare alcune patologie connesse con l’invecchiamento.