Più resistente del Kevlar, più forte dell’acciaio, il filo della tela del ragno era da tempo al centro dell’interesse di ingegneri e scienziati per le sue potenziali applicazioni in campo medico e scientifico.
Non giunge dunque inaspettata la notizia che un’azienda biotech canadese ha sviluppato un metodo per produrre fili di ragnatela artificiali inserendo i geni del ragno all’interno del genoma di mammiferi. Il tipo di seta creata artificialmente è stata denominata dragline. Forse non tutti sanno che i ragni producono sette tipi di tela diversi, ognuna delle quali si adatta a particolari scopi. Gli scienziati sono interessati soprattutto a riprodurre la cosiddetta tela dragline, quella utilizzata per costruire il cerchio esterno della rete e i fili che irradiano dal centro. La dragline è anche la tela che i ragni tessono quando cadono dal soffitto, è la loro “corda di salvataggio”. La forza e l’elasticità di questa tela ne fa un candidato eccellente per un’ampia gamma di applicazioni mediche ed industriali, tra cui tendini e legamenti artificiali, suture per microchirurgia, giubbotti antiproiettile, corde per i paracadute e cavi per aiutare gli aeroplani a fermarsi in fase di atterraggio. Fino ad oggi però, produrre una fibra simile era stato molto difficoltoso.
La dragline naturale è composta di due proteine, scoperte circa dieci anni fa, ma i tentativi di usare i geni che decodificano le proteine per produrre la tela del ragno non hanno avuto successo. Secondo i ricercatori, un motivo per cui la tela è così difficile da riprodurre è data dal fatto che le proteine hanno dimensioni notevoli. Le cellule batteriche finora utilizzate per produrre proteine artificiali in laboratorio non riescono a produrne grandi quantità. I ricercatori hanno perciò deciso di utilizzare le cellule dei mammiferi, inserendo i geni della tela in cellule di criceti e bovini, in grado di rilasciare alte quantità della proteina. La proteina così ottenuta viene immessa in una siringa e spillata in minuscoli tubicini, forzando le proteine ad assumere la forma di un filo del tutto simile a quello del ragno (circa 40 micron di diametro).
Il risultato così ottenuto è un filo circa tre volte più elastico, ma non altrettanto resistente, di quello tessuto dal ragno. Ma non è finita, perché i ricercatori stanno cercando di innestare i geni nelle piante, nello specifico nell’alfa, un esperimento che, se riuscito, permetterebbe di produrne enormi quantità a bassissimo costo. L’alfa è stata scelta perché è in grado di produrre grandi quantità di proteine. Gli scienziati canadesi hanno dichiarato “I geni responsabili della produzione di dragline nei ragni sono rimasti sostanzialmente inalterati attraverso 125 milioni di anni di evoluzione. Madre natura sa quel che fa, ed il nostro obiettivo è quello di imitare biologicamente le sue meraviglie”.