La salute è femmina

Secondo il Libro bianco dell’Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda), giunto alla quarta edizione e realizzato grazie al contributo di Farmindustria, le donne italiane vivono più degli uomini, anche se il ‘gap’ tra i due generi continua a ridursi: nel 2011 l’aspettativa di vita femminile era mediamente di 84,5 anni contro i 79,4 dei maschi. Mettendo invece a confronto i tassi di ospedalizzazione, non emergono differenze significative, mentre i livelli di consumo di farmaci risultano più elevati tra la popolazione femminile (42,9% vs 34,3%), anche qui con una modesta contrazione rispetto al 2009. 

L’analisi degli indicatori di salute e malattia mostra nelle donne un incremento dell’incidenza e della prevalenza di tutti i tumori maligni, con una differenza a svantaggio del Settentrione, anche se il tasso standardizzato di mortalità è quasi doppio per gli uomini (35,6 contro 19,39 per 100.000 abitanti). Grazie agli screening organizzati, la prevenzione oncologica è cresciuta e migliorata in tutto il territorio nazionale.

I dati sulle malattie ischemiche confermano marcate differenze di genere, con tassi di ospedalizzazione più che doppi negli uomini rispetto alle donne (961,7 vs 341 per 100.000 abitanti). Quanto ai disturbi psichici da abuso di droghe, il tasso di ospedalizzazione è maggiore per gli uomini, ma si registra un aumento anche nel genere femminile, in particolare nella fascia di età 45-54 anni.

“Nell’ottica di promuovere una medicina ‘gender oriented’ è prioritario conoscere lo stato di salute delle donne, evidenziare le criticità, individuare le differenze regionali”, spiega Francesca Merzagora, presidente di Onda. “Lo stato di salute delle donne è complessivamente buono, anche se permangono marcate differenze in termini di distribuzione del benessere, accessibilità e appropriatezza dei servizi offerti, con il Meridione e le Isole in posizione nettamente svantaggiata rispetto al Centro e al Nord”. È tuttavia importante e “urgente promuovere campagne preventive più mirate e politiche socio-sanitarie”, sottolinea Walter Ricciardi, direttore del Dipartimento di sanità pubblica, Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.

“Da parte sua, l’industria farmaceutica è sempre più impegnata a favorire la medicina di genere, correttamente intesa e promossa”, sottolinea il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi. Nel mondo, oggi, “si contano più di 850 farmaci in sviluppo per le malattie che colpiscono il genere femminile. Anche in Italia cresce il numero degli studi clinici che coinvolgono solo donne, la maggior parte dei quali nell’area oncologica”.

Infine, le malattie a trasmissione sessuale nel nostro Paese registrano un preoccupante trend di crescita, come pure la sclerosi multipla, patologia tipicamente femminile a elevato impatto invalidante e il dolore cronico, che nella sua declinazione al femminile presenta peculiarità cliniche e terapeutiche spesso sottovalutate e poco conosciute.
(Fonte: Almanacco della scienza – CNR)

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