La misura dell’anima

Perché le diseguaglianze rendono le società più infelici
Kate Pickett
Richard Wilkinson
Traduzione: Adele Oliveri Collana: Serie Bianca
Feltrinelli Editori
Pagine: 304 Prezzo: Euro 18

È la diseguaglianza la madre di tutti i malesseri sociali. Non è l’ennesima riproposta di un astratto ideale egualitario di matrice socialista, ma il risultato di trent’anni di ricerche e comparazioni statistiche tra i dati raccolti in tutti i principali paesi sviluppati. Un lavoro che è stato definito dal “Guardian” “Il libro più importante dell’anno.”

Il libro
È la diseguaglianza la madre di tutti i malesseri sociali. In una società c’è più violenza, più ignoranza, maggiore disagio psichico, orari di lavoro infiniti? Ci sono più malati, più detenuti, più tossicodipendenti, più ragazze-madri, più obesi? All’origine di questo alto tasso di infelicità ci sarà con ogni probabilità un maggior divario tra ricchi e poveri, una maggiore diseguaglianza.
Lo dimostrano, cifre alla mano, gli autori di questo libro che è già un caso in Inghilterra. Non è l’ennesima riproposta di un astratto ideale egualitario di matrice socialista. Piuttosto, è il risultato di trent’anni di ricerche e comparazioni statistiche tra i dati raccolti in tutti i principali paesi sviluppati. Ne emerge un’inedita radiografia del mondo in cui viviamo.

Siamo infatti abituati a pensare che la crescita economica abbia l’effetto automatico di rendere una nazione più sana e più soddisfatta. Ma oggi non è più così, perché i malesseri generati dalla diseguaglianza coinvolgono tutti: non solo i ceti più svantaggiati, ma anche quanti si collocano al vertice della scala sociale.
La prospettiva aperta dal libro è chiara: se si vuole avviare un nuovo ciclo di crescita che ponga al centro la qualità della vita e non solo il Pil, occorre intervenire immediatamente per ridurre la forbice sociale cresciuta a dismisura tra anni ottanta e novanta. Occorre redistribuire reddito e opportunità prendendo ispirazione da Scandinavia e Giappone, esempi virtuosi di egualitarismo, contro il modello di sperequazione offerto da paesi come Stati Uniti e Inghilterra, non a caso baricentro di una terribile crisi economica e sociale.

Prefazione (estratto dal libro)
Vista la tendenza di molti a esagerare l’importanza del proprio lavoro, abbiamo il timore di darci troppe arie. Ma questo libro non è soltanto l’ennesima raccolta di opinioni preconcette e formule magiche per risolvere i mali del mondo. Il lavoro presentato in queste pagine è il frutto di un lunghissimo periodo di ricerca (più di cinquant’anni in due), dedicato inizialmente a comprendere le cause delle grandi disparità di speranza di vita – le cosiddette “diseguaglianze di salute” – tra gli individui a diversi livelli della gerarchia sociale nelle società moderne.

L’obiettivo dei nostri studi, in principio, era capire perché le condizioni di salute peggiorano via via che si scende lungo la scala sociale, cosicché i poveri sono meno sani degli individui di classe media, i quali, a loro volta, sono meno sani delle persone più abbienti. Al pari di altri ricercatori che lavorano sui determinanti sociali della salute, la nostra formazione di epidemiologi ci induce ad applicare nella nostra ricerca i metodi empirici usati per individuare le cause delle malattie nella popolazione; questi metodi permettono di stabilire perché un gruppo contrae una specifica malattia e un altro no, oppure perché una particolare patologia diventa sempre più diffusa. Tuttavia, gli stessi metodi possono essere impiegati anche per comprendere le cause di altri tipi di problemi, non soltanto quelli legati alla salute.

Come l’espressione “medicina basata sull’evidenza” denota il principio per cui i trattamenti medici dovrebbero essere fondati sulla migliore evidenza scientifica dell’efficacia delle diverse cure, così inizialmente avevamo pensato di intitolare il nostro libro “politica basata sull’evidenza”. La nostra trattazione si basa su ricerche condotte da numerose équipe in diverse università e centri specializzati, utilizzando metodi replicabili per studiare fenomeni osservabili e oggettivi; le relazioni sui risultati di queste ricerche sono state sottoposte a peer-review e pubblicate su riviste accademiche e scientifiche.
Questo non vuol dire che qualche volta non ci siamo affidati all’intuito. I risultati vanno sempre interpretati, e spesso ci sono buone ragioni per preferire un’interpretazione a un’altra. Quando le teorie e le premesse iniziali vengono messe in discussione dai risultati della ricerca, si rende necessaria una nuova elaborazione teorica.

Ci piacerebbe condurvi nel viaggio che abbiamo intrapreso, seguendo le indicazioni fornite da elementi cruciali di evidenza empirica, magari risparmiandovi i vicoli ciechi e le deviazioni errate che ci hanno fatto perdere tanto tempo, per arrivare a una migliore comprensione di come, a nostro avviso, sia possibile migliorare la qualità della vita di tutti i membri delle società moderne. Descriveremo i risultati delle analisi empiriche e le ragioni che ci spingono a interpretarli in un certo modo, affinché possiate giudicare voi stessi. (…)