I figli di persone che hanno raggiunto i 100 anni di età hanno poche probabilità di soffrire di numerose malattie cardiovascolari.
Dopo lunghe ricerche sull’argomento, una equipe di studiosi della Boston University School of Medicine è giunta alla conclusione che i diretti discendenti dei centenari hanno sicuramente dei vantaggi per quel che riguarda il loro stato di salute. Questo significa che in questi soggetti sono stati osservati rari casi di pressione alta, diabete, malattie cardiache e infarto. Inoltre i figli dei “campioni di longevità” tendono a non aver bisogno di molte medicine e, tendenzialmente, il loro peso corporeo rimane sempre ben lontano dall’obesità. Dunque invecchiare bene sembra che sia ereditario. Sono attualmente in corso ulteriori studi al fine di chiarire il perché di questo fenomeno. Anche se questi fortunati soggetti sono sicuramente avvantaggiati sul piano della salute, questo non significa che le persone che non hanno casi di centenari in famiglia devono per forza seguire lo stesso destino: lavorare sulla prevenzione e su un corretto stile di vita può far raggiungere questi risultati a chiunque. La prevenzione non può garantire a nessuno di arrivare al centesimo compleanno, ma sicuramente può aumentare gli anni di buona salute di ognuno di noi.
Giovani medici in marcia per i loro diritti
Una serie di scioperi di protesta da parte dei giovani medici ha paralizzato le strutture ospedaliere italiane nei giorni scorsi. Infatti il giorno 19 novembre circa 12000 medici specializzandi si sono ritrovati a Roma per partecipare ad una manifestazione il cui scopo era quello di ottenere contratti di formazione e piani pensionistici. La partecipazione a questa “marcia” ha superato tutte le previsioni: sembra infatti che circa il 90% dei medici che partecipano ai corsi di specializzazione negli ospedali sia entrato in sciopero per un’intera settimana. In alcuni centri universitari, ad esempio a Padova, questo fenomeno ha causato la paralisi quasi totale di numerosi reparti. Il dr. Francesco Silenzi, vicepresidente dell’Amsce (l’associazione più importante dei medici che svolgono la specializzazione) afferma che questo sciopero è indispensabile in quanto gli specializzandi sono veri e propri medici che lavorano negli ospedali per molte ore al giorno per una retribuzione troppo bassa: infatti vengono pagati con delle borse di studio che ammontano a 960 euro al mese senza maternità, contributi per la pensione, e devono pagarsi da soli l’assicurazione contro i rischi di responsabilità civile. Nel 1999 una nuova legge ha convertito le loro borse di studio in contratti di formazione senza che però siano stati stanziati i fondi necessari perché la legge potesse essere attuata. Inoltre il governo ha stabilito che il budget rimarrà lo stesso almeno fino al 2006. Queste condizioni, afferma Silenzi, sono semplicemente inaccettabili; è importante invece che lo stato investa in programmi di formazione per i giovani medici che saranno gli specialisti di domani. Il ministro della salute Sirchia e il ministro dell’economia Tremonti si sono incontrati per discutere una possibile soluzione. Accettare le richieste dei giovani medici costerà allo stato circa 300 milioni di euro, una cifra che secondo i ministri non è possibile stanziare. La speranza per gli specializzandi è che venga almeno approvato lo stanziamento di una ragionevole somma da destinare alla loro causa nel corso del 2003, in modo da riprendere la loro formazione con regolarità e garantire così l’assistenza ospedaliera che in questi giorni è stata ridotta all’indispensabile.
Mamme a 60 anni: il problema è solo etico
Anche se già da tempo l’opinione pubblica è divisa in due sull’argomento per motivi etici, non esiste alcuna ragione medica per impedire ad una donna che ha superato i 50 anni di fare ricorso alla fecondazione in vitro se desidera iniziare una gravidanza. Questo è quanto sostiene un gruppo di ricercatori californiani al termine di uno studio che ha coinvolto 77 donne in età postmenopausale. Queste pazienti si sono sottoposte alla fecondazione in vitro con l’aiuto di cellule uovo donate tra il 1991 e il 2001 ottenendo risultati più che soddisfacenti, almeno sul piano medico: infatti, su 77 donne, sono state portate a termine 55 gravidanze senza mortalità né materna né neonatale. Il successo di queste gravidanze però non significa che per le gestanti non ci siano rischi maggiori rispetto a chi decide di avere figli in età fertile: infatti è stato osservato un rischio aumentato da due a cinque volte per il diabete gestazionale e un rilevante incremento dei casi di preeclampsia, un fenomeno che ricorre nel 35% delle donne over 50. Questi problemi però, adeguatamente monitorati e gestiti da equipe specializzate non impediscono l’esito favorevole delle gravidanze. Dunque la salute delle “non più giovani” mamme e dei loro bambini è garantita.