Malgrado la sua assunzione sia illegale, l’uso di cocaina registrato negli ultimi dieci anni nel Nord America e nei paesi dell’Europa occidentale è in crescita: è tra l’altro la più comune droga consumata da quanti chiedono soccorso ai dipartimenti di emergenza delle strutture medicali ed è la causa principale di morte per droga negli Usa.
“Il suo largo utilizzo è attribuibile alla facilità di assunzione, alla pronta disponibilità di sostanza relativamente pura, al costo abbastanza basso e alla percezione distorta che il suo uso ‘ricreazionale’ sia sicuro”, spiega Michele Emdin dell’Istituto di fisiologia clinica (Ifc) del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa. “La cocaina invece, oltre ad avere altri effetti, è dannosa per il cuore: il primo infarto miocardio indotto dalla ‘polvere bianca’ è stato descritto nel 1982 e da quel momento la sostanza è stata messa in relazione alla comparsa di numerose complicanze cardiovascolari acute e croniche, quali, ad esempio, lo sviluppo di cardiomiopatie su base ischemica (da vasospasmo coronarico e/o infarto miocardico) o di modificazioni strutturali miocardiche associate talvolta ad aritmie anche letali e a morte improvvisa”.
Al fine di attuare un protocollo di screening, identificare tra i consumatori la popolazione a rischio di eventi mortali e stabilire le opportune misure terapeutiche è partita una sperimentazione promossa dalla Giunta regionale toscana in collaborazione con l’Ifc-Cnr, per il trattamento e la riabilitazione di persone con dipendenza da cocaina e per una ricerca sui danni correlati. “Alla sperimentazione farmacologica”, precisa Emdin, “se ne associa una residenziale in cui i pazienti rimangono per il periodo necessario in una struttura di diagnosi e cura”.
E’ di questa fase che si occupa la Fondazione ‘Gabriele Monasterio’, frutto di una joint-venture fra Cnr e Regione Toscana, e di cui Emdin è coordinatore, insieme con Milo Meini, dell’Asl pisana.
“All’iter ordinario di valutazione diagnostica, che prevede una valutazione tossicologica, psichiatrica, internistica e sociale”, continua il cardiologo dell’Ifc-Cnr, “si unirà un’indagine cardiologica mirata che si avvarrà di metodiche diagnostiche per segnali e immagini con l’impiego della risonanza magnetica, per ottenere una raffinata analisi morfofunzionale, una valutazione della normalità delle strutture del cuore, e che farà ricorso anche a biomarcatori cardiospecifici”.
Per tutti gli accertamenti è previsto un ordine rigoroso, che parte da una semplice visita cardiologia per poi affrontare ulteriori esami, dall’ecocardiogramma all’esame coronarografico, quando necessario.
Il risultato atteso dal progetto è la valutazione della prevalenza di cardiotossicità della cocaina e la riproducibilità del protocollo diagnostico, trasferibile ad altre realtà territoriali, al di fuori delle strutture ospedaliere e di ricerca.
(Fonte: Almanacco della Scienza)
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