Bere qualche bicchiere di birra durante i pasti può essere di aiuto per prevenire le malattie del cuore.
Lo afferma un gruppo di ricercatori tedeschi che hanno osservato una diminuzione della concentrazione di due proteine infiammatorie che aumentano i rischi di problemi cardiaci nei consumatori di birra. Queste due proteine sono la proteina C-reattiva (CRP), che appunto promuove la reazione infiammatoria, e il fibrinogeno, che contribuisce alla formazione di coaguli. L’aumento anche modesto dei livelli di CRP porta all’indurimento delle pareti arteriose mentre un incremento di fibrinogeno può aumentare il rischio di infarto del miocardio. I ricercatori hanno osservato che esiste un legame tra l’assunzione moderata di alcolici, come appunto la birra, e una diminuzione di queste proteine: pare insomma che la birra abbia un modesto potere anti-infiammatorio. Lo studio si è basato sulla misurazione dei livelli di queste proteine in un gruppo di adulti che hanno alternato un periodo di consumo di birra ad un altro in cui hanno assunto solo bevande analcoliche. Grazie alla birra non solo risultano diminuiti i livelli di CRP e di fibrinogeno, ma aumenta anche la concentrazione di HDL che rappresentano il cosiddetto “colesterolo buono”. Non è stata osservata invece nessuna relazione tra la birra e i trigliceridi, un’altra famiglia di grassi contenuta nel sangue e legata alle malattie cardiovascolari.
L’emicrania contro le donne
Le giovani donne che soffrono di emicrania hanno un maggior rischio di ictus rispetto alle loro coetanee che non hanno mai presentato questo tipo di disturbo. Questo è il risultato di una ricerca svolta da un gruppo di studiosi del Radcliffe Infirmary di Oxford, che ha evidenziato anche una stretta connessione tra rischio, tipo di emicrania e frequenza con cui questo disturbo si presenta. Pare infatti che la maggior parte degli ictus si manifestino nei soggetti che soffrono di emicrania con aura, un tipo di cefalea il cui sintomo caratteristico è un’improvvisa difficoltà visiva. Gli studiosi hanno preso in esame circa 300 donne di età compresa tra i 20 e i 44 anni provenienti da 5 paesi dell’Unione Europea. 86 di queste sono state ricoverate per ictus e i ricercatori hanno notato che l’ischemia si è manifestata più spesso dopo essere stata preceduta da aura e, in particolare, tra le donne che hanno avuto oltre 12 attacchi di emicrania nel corso dell’ultimo anno. I risultati di questa ricerca sono rimasti invariati anche dopo aver preso in esame altri fattori di rischio per l’ictus, quali il fumo, l’ipertensione, il diabete e i contraccettivi orali.
Attenzione alla malasanità
In occasione del meeting dell’European Foundation for the Advancement of Healthcare Practitioners, svoltosi la settimana scorsa a Milano, è emerso un dato molto allarmante: circa la metà degli errori fatti negli ospedali italiani risultano addirittura fatali per i pazienti. Secondo una prima stima, il 48% degli sbagli dipendono dal cosiddetto fattore umano, il 33% dalle strutture sanitarie inappropriate e il 5,4% ad un ritardo della diagnosi. Questa stima è basata sugli articoli pubblicati sui vari quotidiani e altre riviste per denunciare casi di malasanità: in Italia infatti non esiste una banca dati ufficiale che registra questo tipo di informazioni. Stando alle pubblicazioni del Tribunale per i Diritti del Malato gli errori medici nel nostro paese stanno subendo un sensibile aumento, quantificabile in un 14% in più nel 2001 rispetto all’anno precedente. Per quanto riguarda le procedure che risultano maggiormente soggette ad errori, al primo posto troviamo gli interventi ortopedici, seguiti dalle terapie oncologiche e dalla chirurgia ginecologica. Altri casi di malasanità sono stati denunciati riguardo alla chirurgia neurologica, oculistica e dentale. I medici sono solo l’ultimo anello di una lunga catena di imprecisioni e sviste che potrebbero essere evitate introducendo una gestione completamente computerizzata del sistema sanitario: basti pensare che il 56% di terapie farmacologiche sbagliate è dovuto alla proverbiale illeggibile calligrafia dei dottori! Il restante 44% di colpa va attribuita alla distribuzione, alle trascrizioni manuali e alle amministrazioni delle varie Aziende Ospedaliere.