Infarto: la dieta mediterranea dimezza il rischio di mortalità

È quanto emerge da una ricerca dell’ANMCO e dell’Istituto “Mario Negri” di Milano, condotta su più di 11.000 pazienti colpiti da infarto in oltre 170 centri ospedalieri italiani Presentati al XXXIV Congresso dell’Associazione Nazionale Cardiologi Ospedalieri i risultati del primo studio che misura gli effetti “salvacuore” della dieta mediterranea.
La dieta mediterranea dimezza il rischio di mortalità nei pazienti colpiti da infarto, indipendentemente da farmaci, fumo e stile di vita.

È questo il risultato di 4 anni di indagini realizzate dall’Associazione Nazionale Cardiologi Ospedalieri (ANMCO) in collaborazione con l’Istituto “Mario Negri” di Milano, su più di 11.000 pazienti in 172 centri ospedalieri distribuiti su tutto il territorio nazionale. La ricerca, appena pubblicata dal prestigioso European Journal of Clinical Nutrition, è stata condotta nell’ambito dello studio GISSI-Prevenzione. E proprio grazie al grande data-base del GISSI-Prevenzione, è stato possibile valutare e quantificare per la prima volta i benefici legati al cambiamento delle abitudini alimentari e l’impatto della dieta mediterranea sul rischio di mortalità dopo infarto. “A ognuna delle oltre 11.000 persone coinvolte nella ricerca – spiega il dott. Carlo Schweiger, Presidente di Heart Care Foundation, la Fondazione dell’ANMCO – è stato consegnato un opuscolo illustrato con semplici indicazioni sui cibi da ridurre e quelli da aumentare per proteggere il cuore, consigliando a tutti di incentivare il consumo di pesce, frutta, verdura cotta, insalata e olio di oliva. Ogni paziente ha poi compilato un questionario alimentare all’inizio dello studio e dopo 6, 18 e 42 mesi – spiega ancora Schweiger – In tal modo è stato possibile ‘misurare’ le abitudini alimentari prima dell’evento e nei mesi e anni successivi. Considerando la frequenza di assunzione dei cibi consigliati, è stato costruito un punteggio di ‘rischio alimentare’ da 0 a 10, in cui 10 rappresentava le migliori abitudini dietetiche cioè la miglior dieta mediterranea.

I risultati sono stati sorprendenti: coloro che avevano 10 in pagella hanno avuto una mortalità ridotta del 49% rispetto a quelli con lo stile alimentare peggiore. Non solo. Le modificazioni dietetiche indotte dal semplice opuscolo informativo hanno comportato una riduzione media di mortalità del 14% in tutta la popolazione dello studio”. I ricercatori dell’ANMCO hanno quindi accertato che un corretto regime alimentare, tipico della tradizione italiana, ha di per sé effetti positivi sul cuore indipendentemente dai farmaci utilizzati e dalla presenza o meno di ogni altro fattore di rischio come sesso, età, fumo, ipertensione, diabete ecc. ” Infatti – aggiunge Schweiger – pur correggendo il risultato finale per tutti i fattori non dietetici, il dato sostanzialmente non cambia. In pratica la dieta mediterranea funziona indipendentemente dai farmaci, dal fumo e dallo stile di vita. Ma non è necessario avere 10 in pagella per trarre beneficio dalla dieta, l’effetto protettivo per il cuore è già evidente anche per stili alimentari meno virtuosi: basta la sufficienza”. Infatti nei pazienti, suddivisi in 4 gruppi in base alla dieta (peggiore, cattiva, buona, migliore) la riduzione di mortalità rispetto al gruppo “peggiore” è stata del 31% nel gruppo “cattivo”, del 34% nel gruppo “buono” e appunto del 49% nel gruppo “migliore”. “L’importanza di questo studio è enorme – afferma il dott. Alessandro Boccanelli, Presidente dell’ANMCO – infatti, pur essendo largamente condivisa la teoria che la minore incidenza nei Paesi del Mediterraneo delle malattie cardiovascolari dipenda in parte dalla dieta, mancavano finora il supporto e la conferma di trial clinici su come variasse la prognosi della malattia cardiovascolare in base ai consigli dei medici a favore di cibi tipicamente mediterranei.

Lo studio derivato dal GISSI-Prevenzione ha colmato questo vuoto, accertando in modo scientificamente autorevole gli effetti ‘salvacuore’ della dieta mediterranea. La nostra dieta, simbolicamente rappresentata da frutta, verdura, olio di oliva, pesce, magari con l’aggiunta di un bicchiere di vino a pasto – conclude Boccanelli – non solo è un ‘salvacuore’ ma è appetitosa, alla portata di tutti, migliora la qualità della vita e soprattutto l’allunga. Inoltre se questi cibi proteggono chi ha già avuto un infarto, a maggior ragione ne possono prevenire l’insorgenza. Per questo le linee Guida per il trattamento di pazienti con malattie coronariche dovrebbero includere la raccomandazione di aumentare il consumo di frutta, verdura, olio di oliva e pesce, senza dimenticare comunque altri fattori chiave nello stile di vita come il fumo”.
Gli ottimi risultati ottenuti in questo studio, attraverso semplici consigli del medico al paziente, sono stati un ulteriore incentivo alla creazione di un sito internet di supporto e facile consultazione, per iniziativa della Heart Care Foundation, la fondazione dell’ANMCO che si occupa di ricerca scientifica e di educazione alla salute dei cittadini. Cliccando sul nuovo sito tuttocuore.it , si possono consultare schede illustrative sulla prevenzione cardiovascolare e sulle principali patologie, nonché sulle più importanti procedure diagnostico-terapeutiche e sui farmaci. Una sezione inoltre presenta commenti e spiegazioni sui risultati dei più importanti studi cardiologici, cercando di illustrare la reale rilevanza delle nuove scoperte. L’obiettivo dichiarato è quello di formare un utente più consapevole, che non pretende screening inutili ma esige un’informazione esauriente per essere compartecipe delle scelte sulla propria salute. I risultati dello studio sono stati illustrati in dettaglio nel corso della conferenza stampa svoltasi nell’ambito del XXXIV Congresso Nazionale dell’ANMCO.
Per saperne di più: Tuttocuore.it