In Iraq eccezionali documenti dal passato

Cinquecento epigrafi rinvenute presso l’antica città di Ur da un team di studiosi diretto dal Cnr. Le tavole di argilla e pece, databili dal 2.600 a.C. al 2.100 a.C, facevano parte di un patrimonio del tutto ignoto e che apre nuove strade alla ricerca storica sulla Mesopotamia.

Straordinaria scoperta avvenuta durante una ricognizione archeologica effettuata da un team diretto da Silvia Chiodi, ricercatrice del Cnr. Il 21 marzo scorso il sito che ospitava la biblioteca di Ur, l’antica capitale del regno sumero, ha restituito oltre 500 tavole di argilla cruda e pece contenenti importanti iscrizioni. Le epigrafi – rinvenute durante una ricognizione al sito di Eridu, svolta al fine di approfondire alcuni aspetti ambientali e territoriali – riportano testi letterari, lessicali e storici risalenti dal 2.600 a.C. (periodo di Fara) fino 2.100 a.C. (III Dinastia di Ur), la cui esistenza era finora ignota agli studiosi, rappresentando dunque un patrimonio di inestimabile valore. 

Il team del Consiglio nazionale delle ricerche era composto, oltre che dalla dottoressa Chiodi, responsabile scientifico e coordinatore del ‘Progetto Iraq: Museo virtuale di Baghdad’, da Giovanni Pettinato, ordinario di Assirologia presso l’Università “La Sapienza” di Roma, Mauro Mazzei, topografo del CNR, e da Carabinieri specializzati del MSU (Multinational Specialized Unit) nell’ambito della Tutela del Patrimonio Culturale, oltre che dal personale di scorta. La scoperta segue, a pochi giorni di distanza, il ritrovamento, nei pressi di Nassyria, di una pietra angolare del 2100 a.C. che commemora la costruzione del tempio di Nanna da parte del re di Ur.

“I ‘testi’ di argilla – spiega la dr. Chiodi dall’Iraq – costituiscono un ritrovamento eccezionale non solo per la tipologia dei manufatti, ma anche per il luogo di ritrovamento noto per essere di epoca esclusivamente preistorica”. Le tavole sono state esaminate sul posto dal prof. Pettinato, tra i massimi esperti di questa civiltà. “La presenza di numerose tavolette in superficie” ha aggiunto l’assiriologo “fa ipotizzare che si siano conservati documenti appartenenti ad una vera e propria biblioteca, la qual cosa fa presumere l’esistenza di migliaia di testi”. 
Della scoperta sono stati informati i Carabinieri del reggimento MSU (Multinational Specialized Unit), l’Ambasciatore italiano in Iraq, Gianludovico de Martino, le autorità irachene, il Ministro degli Affari Esteri, i vertici del Cnr e il Rettore dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. E’ stata, inoltre, inviata una comunicazione al President of State Board of Antiquities Irachene, il dr. Donny George, e al Consigliere del Ministro iracheno, dr. Bahaa Mayah, per un incontro urgente. 

“In questo momento” conclude la Chiodi “è prioritaria la salvaguardia del sito e dei reperti lì conservati, nonché una loro catalogazione e conservazione. Dopo aver ottenuto le necessarie autorizzazioni, ritengo opportuno dedicare una finestra del Museo Virtuale, in via di realizzazione presso il Cnr, a questa straordinaria scoperta e al conseguente recupero”.
“Mentre cercavo una struttura muraria documentata da un servizio fotografico, il mio occhio è stato colpito da una piccola iscrizione su pece, per me una grande novità, e mi sono resa conta che non era l’unica. Con il prof. Pettinato abbiamo cominciato a perlustrare la zona circostante e con nostra meraviglia ci siamo accorti che c’erano anche tavolette di argilla sempre incise con la scrittura cuneiforme. Ad un primo esame fu evidente che le epigrafi non appartenevano ad un’unica tipologia, bensì di variegato contenuto: iscrizioni storiche, letterarie e lessicali. La cosa più sorprendente fu l’arco di tempo che le iscrizione abbracciavano: dal 2.700 a.C. (I Dinastia di Ur) al 2.100 a.C. (III Dinastia di Ur)”.
La presenza di numerose tavolette in superficie fa ipotizzare che in quella collinetta siano conservati documenti facenti parti di una vera e propria biblioteca, la qual cosa fa presumere un numero imprecisato di migliaia di testi. Se a tutto ciò si aggiunge che fino adesso il sito di Eridu risultava puramente preistorico, quindi privo di scrittura, questa scoperta apre un nuovo spiraglio per l’approfondimento dell’antica storia della Mesopotamia. A seguito del ritrovamento il capo missione ha immediatamente informato il Colonnello Comandante del MSU, le autorità irachene ed italiane al fine di tutelare il sito e porre in sicurezza le numerose tavolette lì rinvenute.