Il collo mi fa impazzire

Tormenti e beatitudini dell’essere donna
Nora Ephron

Traduzione: Delfina Vezzoli
Feltrinelli Editore
Pagine: 136 Prezzo: Euro 10
In libreria dal 8 marzo 2007

Il collo è il primo a mostrare i segni dell’età. C’è chi lo nasconde, c’è chi va in clinica, c’è chi si dispera. Nora Ephron ci ha ragionato sopra, spudorata e coraggiosa, con dolore e senso dell’umorismo. Ne è uscito un libro, volato in testa alle classifiche americane, che parla alle donne, di donne e per le donne (non più giovani e giovani).

Il libro
“Ho vergogna del mio collo,” si lamenta Nora Ephron, costretta a indossare maglioni a collo alto e giacche alla mandarina per coprire il “tacchiname”. Per capire quanti anni ha una sequoia bisogna tagliare il tronco e contare gli anelli. Be’, se la sequoia avesse un collo non ce ne sarebbe bisogno. Odio la gente che sostiene – protesta Nora Ephron – che invecchiare è bello, che si diventa saggi e si capisce quali sono le cose importanti. Ci si ribella, ci si deve ribellare all’immagine contraffatta di sé che appare nello specchio. Anche perché dal collo all’anima il passo è breve. Invecchiare non è roba da rammolliti, diceva Bette Davis, e Nora Ephron lo dimostra con un senso dell’umorismo impagabile e con l’aggiunta: “tanto più se sei una donna”.

Una donna alle prese con i problemi della “manutenzione” (fitness-tinte-massaggi), di borse femminili in cui non si trova mai niente (e metterci una pila per illuminare la caverna non servirebbe perché non si troverebbe nemmeno quella), angustiate dall’ombrosa adolescenza dei figli, che poi se ne vanno lasciando un nido vuoto in cui gioie e problemi finiscono, ma la preoccupazione è per sempre, atterrite dalla scomparsa delle amiche più care, duro memento mori, in un universo che continua a considerarla solo una vaga eventualità. Parlare dell’età incerta compresa fra la maturità e la senilità, e farlo con tanta caustica sincerità e allo stesso tempo con la leggerezza dell’umorismo, non è impresa da poco. Nora Ephron la intraprende senza fare una grinza – le rughe sono più che sufficienti.
(estratto)

Nora Ephron, “Il collo mi fa impazzire. Tormenti e beatitudini dell’essere donna”
Traduzione di Delfina Vezzoli
Il mio collo fa spavento
Il mio collo fa spavento. Dico sul serio. Se vedeste il mio collo farebbe spavento anche a voi, ma credo che sareste troppo educate per darlo a vedere. Se affrontassi l’argomento, e dicessi qualcosa come “Odio il mio collo. Non lo sopporto più!”, sono certa che mi rispondereste qualcosa di carino, come “Non so di cosa stai parlando”. Sarebbe una bugia, naturalmente, ma vi perdonerei. È il tipo di bugia che io dico in continuazione – per lo più alle amiche che mi confidano di essere preoccupate perché hanno le borse sotto gli occhi, o il doppio mento, o le rughe, o i rotoli di ciccia sulla pancia.

Ma, per quanto sia convinta che dovrebbero rifarsi gli occhi, o fare un lifting, o qualche iniezione di botulino, o una bella liposuzione, ormai ho imparato che “Non so di cosa stai parlando” è l’espressione in codice per “Capisco cosa intendi, ma se credi di incastrarmi in una discussione sull’argomento, ti sbagli di grosso”. È un argomento pericoloso da affrontare, lo sappiamo tutti. Perché se dicessi “Sì, capisco esattamente cosa intendi”, la mia amica potrebbe decidere di farsi rifare gli occhi, per esempio, e se per caso non funzionasse, potrebbe andare a ingrossare le fila di quelli che finiscono sui tabloid per aver fatto causa al loro chirurgo plastico perché non riescono più a chiudere gli occhi. Inoltre, e questo è il punto, sarebbe Tutta Colpa Mia. Io sono particolarmente sensibile all’aspetto Tutta Colpa Mia, visto che non ho ancora perdonato una mia amica per avermi sconsigliato di comprare un appartamento assolutamente perfetto sulla EastSeventy-fifth nel 1976.

A volte vado fuori a colazione con le altre ragazze – fermi tutti, mi correggo. Volevo dire con le mie amiche donne, immagino. Non siamo più ragazze, non lo siamo più da almeno quarant’anni. Comunque, come stavo dicendo, a volte andiamo fuori a colazione e allora, girando uno sguardo intorno al tavolo, mi accorgo che indossiamo tutte maglioni a collo alto. A volte, invece, portiamo tutte delle sciarpe intorno al collo, come Katharine Hepburn in Sul lago dorato. A volte poi abbiamo tutte dei colletti alla coreana e sembriamo la versione occidentale delle signore cinesi del Circolo della fortuna e della felicità. È buffo e anche un po’ triste, perché nessuna di noi ha la nevrosi dell’età – nessuna mente sui propri anni, per esempio, e nessuna si veste in modo ridicolo per la sua età. I nostri anni li portiamo bene. Se non fosse per il collo…