Tra le principali modalità comunicative di educazione (in tutto, sette: il rimprovero, l’incoraggiamento, l’insegnamento, il coinvolgimento emotivo, la tranquillizzazione, il sostegno e la gratificazione) in questo articolo si tratta del coinvolgimento emotivo.
Il coinvolgimento emotivo è l’obiettivo della comunicazione espressiva ed artistica ed ha lo scopo di aprire l’altro alla percezione di sensazioni ed allo sperimentare emozioni. Questo tipo di comunicazione è il luogo specifico dell’emersione di carismi: se la vibrazione emozionale è attiva nel comunicatore ed egli è particolarmente trasparente gli altri possono immedesimarsi nel suo vissuto e far proprio il suo stato emotivo. Questa comunicazione può avvalersi di effetti sorpresa, di stimoli incuriosenti, di espressioni seduttive, di eventi che incantano, che commuovono, che suggestionano, ecc.
Per coinvolgere emotivamente occorre vincere le proprie inibizioni, caricarsi emotivamente ed eccitare, far sognare, improvvisarsi a raccontare una storia o una favola, a costruire un’immagine, un gioco o un disegno. Il coinvolgimento emotivo è molto efficace nei confronti degli adolescenti che manifestano grande bisogno di affetto o che sono ansiosi e d affannati alla ricerca di qualche appagamento. Attraverso l’espressività emotiva si fa crescere la loro sensibilità.
Il bimbo che sta esprimendo il suo affanno di essere preso in considerazione, può essere invitato ad accarezzare l’orsacchiotto che, caduto per terra, si è fatto male. L’oggetto transizionale può diventare il bersaglio di un attaccamento protettivo e far spegnere la richiesta di essere lui oggetto di attenzione e attaccamento.
Il bambino, imbrigliato nelle dipendenza da una madre che non lo ha saputo saziare affettivamente, crescendo rischia di diventare un gregario condizionabile da parte di qualcuno che lo utilizza per i suoi fini. Egli può essere facilmente manipolato e diventare, suo malgrado, un esecutore di ordini che possono far del male ad altri. Coinvolgere emotivamente significa aprire la sua sensibilità verso l’ambiente, gli oggetti o le persone che possono essere feriti dalle sue azioni. L’ambiente appare allora come un luogo di espressione di tenerezza che deve essere protetta e salvaguardata proprio da lui. È questo il caso del dislocamento dell’attaccamento verso animali domestici da parte dei bambini adesivi: a volte il loro affanno può addirittura apparire un gioco crudele proprio in ragione della loro incapacità di percepire il vissuto del piccolo animale. Tali bambini sono così centrati sul loro bisogno, da non riuscire a percepire quello degli altri.
Da ultimo una considerazione generale nei confronti degli “adesivi” adulti: non c’é nulla di più efficace per dare un senso alla vita di quell’adesivo anziano, che staziona per ore sul muretto del parco cercando di attaccare discorso con qualcuno e che è, di solito, compatito, ma ignorato da tutti, che destare la sua attenzione verso un nido di uccellini, verso i pulcini di papera appena nati nello stagno o verso una cucciolata.
L’anziano può essere distolto dall’esercizio del suo controllo sulla realtà e dalla sua ansia attraverso lo spostamento di interessi verso l’azione. Quando scopre l’impegno (e ciò accade soprattutto in circostanze non ordinarie nella quotidianità) riesce a dare il meglio di sé. Per spostare verso l’impegno è necessario trovare spunti affinché egli possa emotivamente coinvolgersi nell’azione.
Un bimbo spaventato e reso pauroso da una caduta che gli ha procurato dolore, può essere indotto verso la punizione nei confronti del pavimento su cui è battuto inducendolo a sgridare e “dare botte” al pavimento che è stato “cattivo” con lui. Il coinvolgimento emotivo nasce dalla attribuzione di responsabilità operata dall’educatore verso il pavimento. L’emozione che egli vive si trasforma da paura in rabbia, da un copione difensivo a un copione punitivo.
Mentre l’anziana signora spolvera meticolosamente i soprammobili del soggiorno e non presta attenzione al fatto che quel suo comportamento genera tensione nelle persone che la circondano, dall’ambiente può emergere discretamente la sorpresa di una vecchia fotografia che contiene l’impressione di un momento vissuto e su cui dislocare l’attaccamento della signora. Oppure il vecchio maresciallo in pensione, che incute timore alla giovane nuora, ossessionandola con la necessità di riporre bene in ordine tutte le stoviglie dopo pranzo, può essere efficacemente distolto dal coinvolgimento in qualche impegno particolarmente intrigante per lui e per il suo senso di responsabilità: controllare il funzionamento della caldaia, il livello del combustibile, la tenuta ermetica dello sportello del frigorifero. Interventi che solo lui può fare.
Il coinvolgimento emotivo è poco efficace nei confronti di soggetti troppo attivi (non colgono una comunicazione espressiva e, se la colgono, la utilizzano solo come strumento per ulteriore attivazione). La comunicazione coinvolgente può essere utile se il contenuto del coinvolgimento è la pace, con l’obiettivo di comunicare la possibilità di spegnere le tensioni.
È altrettanto poco efficace nei confronti di chi abbia una sensibilità forte, ma inibita, e venga messo in imbarazzo da un’aperta comunicazione emotiva. Questo tipo di persone avvertono con intensità l’emozione ma hanno vergogna ad esprimerla, alimentando la loro chiusura introversiva. Il coinvolgimento deve contenere, nella forma e nel contenuto della comunicazione, incoraggiamento alla liberazione dei sentimenti, con stima per quello che essi significano in chi possiede un animo fragile e tenero. (a cura della Redazione)
Coinvolgimento emotivo e relazioni
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