Spesso confusa con altre forme di demenza, è neurochirurgicamente trattabile.
Non è una malattia conosciuta come l’Alzheimer, eppure rappresenta una percentuale variabile tra l’1 e il 6% del totale delle demenze diagnosticate negli over 65. È l’Idrocefalo Normoteso: una patologia ancora largamente sconosciuta, tanto che i suoi sintomi (difficoltà nel camminare, demenza, incontinenza) sono spesso confusi con quelli dell’Alzheimer, del Parkinson o di altre forme di demenza senile. Con conseguenze gravi: queste malattie risultano infatti a tutt’oggi incurabili, mentre la neurochirurgia offre ai pazienti affetti da Idrocefalo Normoteso prospettive di piena guarigione che, a fronte di una diagnosi tempestiva, sfiorano la totalità dei casi. E in tempi molto stretti: nella maggior parte dei pazienti, il ritorno ad una condizione di normalità avviene nell’arco delle 24 o 48 ore dall’intervento.
La ricerca di un confronto ampio e costante con tutte le categorie di Medici impegnati sul territorio rappresenta un primo strumento fondamentale per indirizzare correttamente il paziente verso un appropriato percorso terapeutico. A tale scopo il 22 novembre 2008 si terrà presso l’auditorium del Policlinico Universitario A. Gemelli, alle ore 9, un incontro sull’Idrocefalo Normoteso organizzato in collaborazione con le aziende ospedaliere Umberto I, Santo Spirito, San Camillo, Tor Vergata, Santa Lucia, San Giovanni: l’obiettivo è di diffondere conoscenza e sensibilità verso una patologia normalmente trattabile, ma ancora poco conosciuta.
Il percorso diagnostico della malattia è infatti un momento centrale: una diagnosi errata, che riconduca i sintomi dell’Idrocefalo Normoteso a una forma di demenza o all’Alzheimer e al Parkinson, può infatti significare per il paziente la condanna all’accettazione di una terapia inadeguata e ad una condizione di incurabilità. Viceversa, un percorso che dal Medico di base porti al neurologo, e quindi al neurochirurgo, si traduce nella maggioranza dei casi in un esito positivo. L’importanza di un corretto approccio diagnostico diventa evidente se si considera che, secondo i più recenti studi epidemiologici sull’argomento, la condizione di “malattia sommersa” che ancora circonda l’Idrocefalo Normoteso potrebbe aver portato a sottostimare il numero complessivo dei casi.
I tre classici sintomi dell’Idrocefalo Normoteso sono la difficoltà nella deambulazione, la demenza e l’incontinenza. Dal punto di vista fisiologico, tale malattia è causata da un eccessivo accumulo di liquido nelle cavità o nei ventricoli del cervello. Tendenzialmente, colpisce persone sopra ai 60 anni di età. In condizioni normali, il fluido cerebrale circola nel cervello, nei ventricoli e nel midollo spinale e assolve una funzione di protezione e nutrimento dell’involucro del cervello. Nel caso del paziente affetto da Idrocefalo Normoteso il flusso si blocca, finendo per esercitare una pressione sul cervello da cui consegue l’insorgere dei sintomi descritti.
A differenza delle patologie con cui è spesso confuso, l’Idrocefalo Normoteso è trattabile con un intervento neurochirurgico di durata mediamente inferiore ai 60 minuti: grazie all’impianto di una valvola, l’eccesso di liquido nel cervello viene drenato e incanalato verso un’altra parte del corpo, dove può essere assorbito dal flusso sanguigno.