Le esperienze extracorporee, fenomeno diffuso e per la cui spiegazione sono state formulate una miriade di ipotesi più o meno razionali, sembrano essere riconducibili ad un’origine molto precisa: il nostro cervello.
Questa la conclusione di alcuni neurologi svizzeri, secondo cui la sensazione di osservare il proprio corpo dall’alto e di percepirlo come un’entità separata, esperienza spesso provata da persone sottoposte a interventi chirurgici, sia riconducibile alla circonvoluzione angolare, parte della corteccia cerebrale situata nella parte destra del cervello. Il team di ricercatori dell’Università di Ginevra è giunto alla scoperta studiando il caso di una donna di 43 anni, sofferente di epilessia da 11 anni. Utilizzando degli elettrodi per stimolare il cervello della donna, gli scienziati hanno scoperto che quando inviavano un segnale nella circonvoluzione angolare, la donna “vedeva se stessa dall’alto, sdraiata sul letto”.
Altre stimolazioni elettriche hanno provocato nella donna un senso di leggerezza, unitamente alla sensazione di “levitare” 2 metri sopra al letto, quasi fino a toccare il soffitto. La conclusione degli scienziati è che quella particolare zona cerebrale giochi un ruolo chiave nella coordinazione dei nostri dati sensoriali, integrando le informazioni visuali sul proprio corpo fornite dall’occhio con quelle tattili e di equilibrio, che provengono dalla pelle e dall’apparato uditivo. Quando questo “pacchetto di informazioni” non riesce ad integrarsi, ecco che ne può derivare l’esperienza extracorporea, affermano gli studiosi svizzeri. “Ancora non comprendiamo completamente il meccanismo neurologico sottostante, ma è possibile che l’esperienza di dissociazione di sé dal corpo sia il diretto risultato della mancata integrazione tra le complesse informazioni somato-sensoriali e vestibolari”.
Nuove frontiere: l’elettronica organica
Immaginatevi questa scena: siete al supermercato e, dopo aver riempito il vostro carrello con la spesa settimanale vi avviate verso la cassa. La cassiera vi accoglie porgendovi direttamente lo scontrino con l’importo esatto della vostra spesa, senza bisogno di battere i prezzi di ogni prodotto che avete acquistato. Questo perché, mentre eravate impegnati a riempire il carrello con i generi alimentari di vostra necessità, i cartellini dei prezzi a frequenza radio hanno “parlato” al registratore di cassa comunicandogli i costi parziali in tempo reale, in modo da potervi fornire il conto senza lunghe e frustranti attese. Sarebbe comodo, no? Eppure questa visione futuristica potrebbe divenire presto realtà, grazie all’opera degli studiosi del Centro di Scienze Ottiche dell’Università dell’Arizona. La creazione dei cartellini a frequenze radio è una delle tante applicazioni derivate dallo sviluppo di nuovi semiconduttori organici inseriti in sottilissime pellicole di plastica. Il Centro ha recentemente acquisito una macchina in grado di produrre tali pellicole.
La macchina, del costo di 250mila dollari, è in grado di depositare degli strati di molecole organiche di spessore incredibilmente piccolo (da 10 a100 nanometri) all’interno di un substrato di plastica. Questa nuova tecnologia “elettronica-organica” è l’ultima frontiera nel campo delle scienze e potrebbe costituire, in un futuro non molto remoto, l’alternativa principale alla microelettronica, attualmente fondata sul silicio. La tecnologia al silicio ha guidato la rivoluzione microelettronica, ma in alcuni campi stiamo avvicinandoci ai limiti di applicabilità, soprattutto per un problema di costi. Attualmente, un centimetro quadro di substrato di silicio ha un costo di produzione di un dollaro, mentre un substrato di plastica organica costerebbe solamente un penny per centimetro quadro. Questo il motivo per cui molti studiosi si rivolgono a questa nuova frontiera per sviluppare strumenti elettronici ed ottici che potrebbero essere utilizzati in miriadi di applicazioni.