Per mantenersi in buona salute, oltre a non abusare di bevande alcoliche, è necessario bere la giusta quantità di acqua, componente essenziale del corpo umano ed elemento indispensabile per la vita.
“L’acqua costituisce circa il 60% del peso di un adulto e fino all’80% di quello di un bambino”, spiega Sonia Sparano dell’Istituto di scienze dell’alimentazione (Isa) del Cnr di Avellino. “E’ un cofattore indispensabile per lo svolgimento di tutte le reazioni biochimiche e i processi fisiologici nel nostro organismo; inoltre, ha un ruolo fondamentale nel trasporto delle sostanze nutritive, nell’eliminazione delle scorie metaboliche, nella regolazione della temperatura corporea e nel mantenere elastico il tono della pelle e delle mucose”.
Importante è mantenere l’equilibrio tra i liquidi introdotti e quelli eliminati. “In condizioni normali vengono persi circa 2-2,5 litri di acqua al giorno e tale quantità deve essere necessariamente reintegrata dall’esterno”, prosegue Sparano. “Il fabbisogno di acqua è influenzato da vari fattori: età, stile di vita, dieta e clima; in generale, i bambini, le persone fisicamente attive e coloro che vivono in climi particolarmente caldi hanno bisogno di introdurre una quantità maggiore di acqua e di reintegrare i sali minerali, bevendo frequentemente senza aspettare l’insorgenza della sete”.
Ma l’acqua non è l’unica sostanza in grado di soddisfare il fabbisogno idrico giornaliero. “Frutta e verdure”, precisa la ricercatrice dell’Isa-Cnr; “sono costituiti per oltre l’85% da acqua; carne, pesce e uova dal 50-80%, mentre pasta e riso cotti dal 60-65%”. Spesso poi si preferiscono bibite diverse. “In questi casi”, sottolinea Sparano, “è bene ricordare che le bevande zuccherate, oltre a fornire acqua, apportano al nostro organismo zuccheri semplici, aromi naturali, coloranti e sostanze farmacologicamente attive (ad esempio caffeina) per cui vanno consumate con moderazione. Un bicchiere di acqua o una spremuta di agrumi – ricca di sali minerali e vitamine – sono senz’altro da preferirsi”. Alcune categorie sono a maggior rischio di disidratazione. “I più esposti sono bambini e anziani. I primi perché hanno maggiori perdite idriche quotidiane, i secondi perché hanno il senso della sete meno sviluppato e a insorgenza più tardiva. In entrambe i casi un evento ‘banale’, quale la febbre e la conseguente maggiore sudorazione, possono molto più facilmente favorire la disidratazione”.
Ma come si riconosce la carenza di liquidi? “I primi sintomi sono secchezza della bocca e senso di sete, quest’ultimo peraltro non sempre presente, specie nell’anziano, e molto spesso non proporzionato al grado di disidratazione”, conclude Sparano. “L’aumento della mancanza di acqua comporta secchezza della cute e delle mucose, alterazione del meccanismo di termoregolazione e comparsa di senso di affaticamento e apatia. Se la perdita raggiunge il 5-6% del peso corporeo insorgono crampi, irritabilità, debolezza e alterazione del volume plasmatico. Se arriva al 10% del peso corporeo compaiono vertigini, nausea e vomito, tachicardia, diminuzione del livello di attenzione e sdoppiamento della vista fino a perdita di conoscenza e rischio di coma”.
Per prevenire la disidratazione occorre dunque bere frequentemente e prima che la sete si manifesti, assumere più acqua del solito quando c’è incremento della sudorazione o di perdite idriche per diarrea o vomito persistenti.
(Fonte: Almanacco della scienza – CNR)
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