Hyst, acronimo per ‘hypercritical separation technology’, una tecnologia che promette di conciliare necessità alimentari ed energetiche a partire dalla trasformazione di molte biomasse, tra cui scarti e sottoprodotti agricoli. Il sistema ha dato ottimi risultati anche in campo alimentare, sia per l’alimentazione umana che per quella animale.
L’Area della ricerca del Cnr di Montelibretti (Roma) ha ospitato il convegno ‘Tecnologia Hyst: dalle biomasse alimenti ed energia sostenibile’. L’incontro, introdotto dal responsabile dell’area Renzo Simonetti, è servito a presentare una tecnologia – attualmente commercializzata dalla società ‘Biohyst’ – che promette di conciliare necessità alimentari ed energetiche a partire dalla trasformazione di molte biomasse, tra cui scarti e sottoprodotti agricoli. Hyst, acronimo per ‘hypercritical separation technology’, è basata su un processo di disgregazione delle strutture vegetali delle biomasse mediante urti reciproci delle parti all’interno di una corrente d’aria, con un impatto ambientale che i progettisti dichiarano nullo.
“Con Hyst potremmo produrre biometano a prezzi estremamente bassi, circa 0,6 euro a litro di benzina equivalente”, ha spiegato Paolo Dell’Omo, del dipartimento di Ingegneria astronautica, elettrica ed energetica dell’Università ‘La Sapienza’ di Roma, tra i relatori del convegno.
L’incontro è stato poi l’occasione per presentare i risultati relativi all’utilizzo del sistema in campo alimentare, sia per l’alimentazione animale sia per quella umana. In particolare, Francesca Luciani, dell’Istituto superiore di sanità, ha spiegato come, con la lavorazione ‘Hyst’, sia possibile ottenere dalla crusca una farina ricca di proteine, vitamine e micronutrienti, che sono invece carenti nelle farine di uso comune. Aspetto, questo, che rende l’applicazione di tale tecnologia potenzialmente utile per i Paesi in via di sviluppo.
“Il progetto ‘Bits for future: food for all’ mira a combattere la fame e a favorire l’ottimale utilizzo delle risorse disponibili in loco attraverso l’uso della nostra tecnologia”, ha dichiarato Luca Urdich, il presidente dell’associazione ‘Scienza per l’amore’, che ha organizzato l’incontro. “Cinque paesi africani hanno già aderito ufficialmente con l’intento di arrivare in tempi brevi alla realizzazione delle prime infrastrutture industriali”.
Per saperne di più: Almanacco della scienza – CNR