L’imprevedibilità nelle direzioni di fuga dell’animale sotto attacco in realtà risponde a traiettorie preferenziali. Lo dimostra uno studio sulla Periplaneta americana condotto da un gruppo di ricercatori tra cui Paolo Domenici dell’Iamc-Cnr, appena pubblicato su Current Biology
Che direzione dovremmo prendere per sfuggire agli attacchi di un predatore che potremmo incontrare nuovamente? Scappare nella direzione opposta potrebbe sembrare la soluzione ottimale. Però questo comportamento, a lungo andare, diventerebbe prevedibile e dunque potrebbe agevolare il predatore stesso. Non sarebbe allora meglio fuggire in direzioni casuali, per generare la massima imprevedibilità? Certo, ma solo a patto di escludere fra le direzioni casuali quella che porta verso il predatore.
Fino a oggi non era chiaro come gli animali risolvessero questo problema di vitale importanza. Si immaginava che le prede scappassero con un’alta variabilità nella direzione di fuga, senza che però i meccanismi alla base di questa imprevedibilità fossero stati chiariti. Una risposta arriva ora da un gruppo di ricercatori tra i quali Paolo Domenici dell’Istituto per l’ambiente marino e costiero del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Oristano (Iamc-Cnr), che ha condotto una ricerca in collaborazione con Jonathan Bacon e David Booth della University of Sussex, e Jonathan Blagburn della Universidad de Puerto Rico. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Current Biology.
Benché normalmente Paolo Domenici si occupi di locomozione di animali marini, pesci in particolare, in questo caso lo studio è stato condotto su un vertebrato terrestre, una delle specie più studiate al mondo, a livello fisiologico, ecologico e comportamentale per la loro risposta di fuga: lo scarafaggio Periplaneta americana. “Lo scarafaggio” spiega Paolo Domenici, “è un modello animale la cui locomozione e la reazione ai predatori viene studiata da molti anni sotto diversi aspetti, e che ha generato idee anche per lo studio di specie di vertebrati quali i pesci e i rettili”.
Applicando alcuni principi di statistica circolare, i ricercatori hanno dimostrato che “gli scarafaggi fuggono dagli attacchi seguendo quattro traiettorie preferenziali, nessuna delle quali ovviamente porta verso il predatore, a angoli di circa 90, 120, 150 e 180 gradi dall’attacco, mentre rare sono le fughe lungo traiettorie intermedie. I risultati mostrano, ad esempio, una frequenza quattro volte maggiore a 120 gradi rispetto a 110”, prosegue il ricercatore dell’Iamc-Cnr. “Lo scopo delle traiettorie preferenziali, probabilmente, non sta nella scelta di queste particolari angolature, ma nel generare la massima imprevedibilità nella fuga, e quindi la difficoltà nel predatore di apprendere un modello ripetitivo dal comportamento della preda”.
Lavori precedenti non avevano potuto evidenziare il fenomeno perché basati sull’utilizzo della statistica lineare. Domenici e i suoi colleghi, utilizzando la statistica circolare per analizzare questi studi precedenti, hanno dimostrato che la strategia di traiettorie di fuga preferenziale era effettivamente presente, ma veniva oscurata dal tipo di analisi. “La scoperta di traiettorie preferenziali sottolinea la necessità di rivedere le precedenti teorie sui meccanismi neurofisiologici che generano la direzione di fuga negli scarafaggi ed in altri animali”, continua il ricercatore.
“Pertanto, l’approccio investigativo utilizzato in questo studio potrebbe essere applicato ad altri tipi di animali, poiché l’alta variabilità nelle direzioni di fuga è una caratteristica comune a molte specie sia vertebrate che invertebrate ed è alla base della loro sopravvivenza. La nostra ricerca potrebbe perciò permettere di sviluppare una teoria generale di come gli animali generano imprevedibilità per sfuggire ai predatori”.
Per saperne di più: Almanacco della scienza – CNR