Il “World Happiness Report” è un’indagine che classifica 153 Paesi sulla base della felicità percepita dai cittadini attraverso una serie di sondaggi che raccolgono e misurano il benessere e la soddisfazione soggettivi. La qualità della vita non viene, quindi, valutata solo tramite i tradizionali indicatori economici come il Pil ma mediante sei variabili – Pil pro-capite, servizi sociali, aspettativa di una vita sana, libertà, generosità dei cittadini e assenza di corruzione – utilizzate per cercare di spiegare le differenze nella felicità percepita. Un concetto, questo, espresso anche da Carol Graham e dai co-autori nel perspective article pubblicato su Science “Well-being in metrics and policy”, in cui viene citato il caso degli Stati Uniti: un’economia tra le più floride al mondo con un’aspettativa di vita minata da suicidi e abuso di sostanze.
“Il report viene stilato seguendo una procedura complessa che mette insieme più fonti di dati: i dati ufficiali, importanti per distinguere le caratteristiche di fondo dei Paesi, e indagini campionarie ad hoc, che servono per completare le informazioni”, spiega Loredana Cerbara dell’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali (Irpps) del Cnr. “Per creare le graduatorie si fa una sintesi di tutte le fonti. In quasi tutti gli ambiti esistono report costruiti con questa metodologia”.
Il World Happiness Report è basato sul metodo Cantril ladder: a un campione di persone rappresentativo di una nazione viene chiesto di collocarsi in una scala dove lo zero rappresenta la vita peggiore possibile e il 10 la migliore vita immaginabile. I ricercatori, inoltre, indagano l’aspetto emozionale dei partecipanti con questionari riguardo alle sensazioni di gioia, riso, tristezza, ansia e rabbia che hanno provato. Le risposte ai questionari vengono poi analizzate sulla base delle sei variabili, sfruttando i risultati del Gallup World Poll, un sondaggio che raccoglie i dati su un campione statistico rappresentativo di ciascuna nazione, realizzato attraverso indagini annuali su una serie di macroaree tra cui economia e finanza, coinvolgimento dei cittadini, comunicazione e tecnologia, energia e ambiente, educazione e famiglia, religione ed etica, che permettono il paragone fra Paesi diversi.
Quali, dunque, i Paesi più felici secondo il World Happiness Report del 2020? Come ormai da anni, sono le nazioni del Nord-Europa a occupare i primi posti, Finlandia in testa, seguita da Danimarca e Svizzera. L’Italia si situa al 30° posto su 153, mentre francesi e spagnoli sono rispettivamente al 23° e 28°. Gli autori attribuiscono il successo scandinavo e svizzero alla qualità delle istituzioni e alla fiducia che i cittadini ripongono nello Stato, al welfare, alla trasparenza e all’assenza di corruzione, oltre che ad una maggiore libertà, autonomia e fiducia nelle persone.
La felicità percepita dai giovani è stata invece monitorata dai ricercatori Cnr-Irpps nel contesto della ricerca Mutamenti sociali, valutazione e metodi (Musa). “Gli osservatori del gruppo di ricerca hanno svolto diverse indagini da cui, ad esempio, risulta che la felicità percepita dagli under 19 (specialmente maschi) raggiungeva lo scorso anno il punteggio di 6,8 su 10, mentre nel 2020 questo punteggio è sceso fino a 4 a causa dell’emergenza sanitaria”, conclude Cerbara. Bisognerà attendere il prossimo World Happiness Report per valutare gli effetti della pandemia su benessere e qualità della vita dei cittadini a livello globale.
Fonte: Almanacco della Scienza – CNR
Per saperne di più: Almanacco della Scienza