Tra le principali cause di morte, ai primi posti, ci sono le malattie cerebrovascolari, le varie forme di demenza e l’Alzheimer, malattia sempre più diffusa nel mondo, e che nel nostro Paese colpisce circa 600mila persone. La crescita di queste patologie è ovviamente legata all’invecchiamento della popolazione, tema al quale l’Accademia dei Lincei ha dedicato la conferenza “Ageing: from basic science to policy advice” (4 – 6 novembre, Roma). All’incontro hanno partecipato, tra gli altri, il presidente del Consiglio nazionale delle ricerche Massimo Inguscio, illustrando le iniziative e i progetti di ricerca del Cnr nel settore, e la ricercatrice dell’Istituto di neuroscienze (In) del Cnr Stefania Maggi, con un intervento sull’attività della Società europea di medicina geriatrica (Eugms) nella promozione di una vecchiaia in salute.
“Per contrastare l’insorgere di malattie quali demenze e Alzheimer, ma più in generale per promuovere quella che oggi viene definita una vecchiaia di successo, è sicuramente importante seguire un’alimentazione corretta, adeguandosi al modello proposto dalla Dieta mediterranea”, spiega Maggi. “Consigliabile è dunque scegliere i cibi che fanno parte di questo modello dietetico ricco di frutta, verdura, legumi, cereali integrali, fibre alimentari, olio d’oliva e noci e povero di alimenti trasformati e carne rossa. Un modello che segue inoltre la stagionalità degli alimenti, fa uso di beni prodotti localmente e rispetta la biodiversità”.
Fondamentale, però, è l’adesione alla Dieta mediterranea durante tutto l’arco della vita, e non solo in età adulta. “Solo così questo regime alimentare manifesta la sua capacità di contrastare il cosiddetto inflammaging, definizione con la quale si fa riferimento allo stato pro-infiammatorio di basso grado, alla base di tutte le maggiori patologie croniche che, pur manifestandosi in età avanzata, sono presenti in forma subclinica già decenni prima e che sono le principali cause di mortalità e disabilità (cardiovascolari, cerebrovascolari, neoplastiche, neurodegenerative, ecc)”, aggiunge la ricercatrice del Cnr-In. “Esperimenti in vivo, infatti, hanno dimostrato che se si adotta un’alimentazione sana per tutta la vita, si evita l’insorgenza dello stato di infiammazione cronica. Se invece si adotta una dieta ricca di grassi saturi e alimenti trasformati e poi si cambia e si segue una dieta sana, si diminuisce l’infiammazione sistemica, ma l’infiammazione cellullo-mediata resta elevata (trained immunity): il danno, quindi, già instaurato nel nostro organismo non è completamente eliminabile”.
Altri elementi, secondo evidenze recenti in attesa di approfondimenti clinici ed epidemiologici, possono favorire la comparsa dell’Alzheimer. “L’infiammazione subacuta delle mucose delle alte vie respiratorie, causata da agenti infettivi come quelli della pertosse e della difterite, potrebbe interessare i nervi olfattivi e coinvolgere anche il sistema nervoso centrale, aumentando il rischio di malattie neurodegenerative, quali l’Alzheimer”, continua Maggi. “E il recente aumento dei casi di pertosse nella popolazione generale, così come la dimostrazione che metà della popolazione adulta non ha anticorpi contro l’agente della difterite, fanno supporre che le vaccinazioni per queste patologie abbiano una copertura largamente insufficiente”. A proposito di vaccinazioni e di mortalità evitabile, conclude Maggi, “è necessario ricordare l’importanza della vaccinazione antiinfluenzale in questo periodo, per prevenire l’influenza, che soprattutto nella popolazione anziana e con comorbidità aumenta il rischio di complicanze cardiovascolari, di ictus e di mortalità in generale”.
Fonte: Almanacco della Scienza – CNR
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