Cioccolato amico della salute, dal cuore al cervello

La cioccolata conquista non solo i golosi, ma anche gli scienziati. Le ricerche stanno infatti dimostrando le numerose virtù del ‘cibo degli dei’ quali l’azione antidepressiva, effetto della teobromina contenuta nel cacao. 

Passando al cuore, gli studi affermano che il cioccolato fondente sarebbe in grado di prevenire gli ictus e le malattie cardiocircolatorie, merito dei flavonoidi che ‘spazzano’ le arterie dai radicali liberi, causa di infiammazione. Ora, uno studio condotto da un team di ricercatori dell’Università dell’Aquila, pubblicato su ‘Hypertension’, rivela che questo alimento è anche un valido alleato del nostro cervello, di cui previene l’invecchiamento, anticamera dell’Alzheimer.

“L’iperglicemia postprandiale è uno dei principali fattori responsabili della comparsa nei pazienti diabetici delle malattie vascolari” commenta Giancarlo Colombo dell’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche. “Queste malattie a loro volta, sono alla base di temibili complicazioni quali cecità, insufficienza renale e neuropatia. I risultati dimostrano come l’assunzione di cioccolato fondente, ricco in flavonoidi, protegga la funzionalità vascolare dall’azione negativa dell’iperglicemia”.

“Consumando cioccolato amaro, nero o fondente regolarmente, ogni giorno, in quantità non superiore a 25 grammi potremo sfruttarne tutti i benefici. Tra l’altro, i tannini contenuti nel cacao interferiscono con l’azione dei batteri sui denti e diminuiscono le probabilità di carie. Quindi, il consumo moderato e continuato di cioccolato nero ha un effetto benefico sulla nostra salute”, spiega Antonio Malorni dell’Istituto di scienze dell’alimentazione (Isa) del Cnr di Avellino. Il cioccolato fa bene però solo se di buona qualità. Occhio quindi all’offerta del mercato dolciario. “Quello in commercio ha discrete percentuali di zucchero bianco raffinato e di grassi e il cioccolato poi lo ritroviamo nei dolci, due vie di consumo che producono problemi di aumento di peso in relazione alla quantità assunta”.

Il consumo smodato di questo alimento può addirittura innescare una dipendenza pari a quella di una droga, il cioccolismo, fenomeno di dimensioni diffuse nei paesi occidentali. “In laboratorio stiamo sperimentando nei ratti l’effetto del rimonabant, un inibitore del recettore CB1 degli endocannabinoidinei e abbiamo constatato che riduce drasticamente i valori di auto-somministrazione di cioccolata” conclude Colombo.

(Fonte: Almanacco della Scienza – CNR)
www.almanacco.cnr.it/