Anche l’agricoltura ‘si evolve’, grazie all’alleanza con la biomedicina, tra le provette e i vetrini dei laboratori. La ricerca sui cibi-farmaco rappresenta un settore di frontiera che può avere importanti ricadute sulla salute umana, soprattutto nella prevenzione di alcune patologie.
Grazie all’utilizzo delle biotecnologie, che intervengono sul patrimonio genetico modificandolo, è possibile individuare e accrescere le proprietà salutari, già presenti naturalmente, di alcuni prodotti vegetali. In qualche modo, una sorta di evoluzione indotta. Ad esempio il pomodoro, alimento base della dieta mediterranea, ricco di sostanze, quali il licopene e i carotenoidi, capaci di prevenire una vasta gamma di malattie, da quelle cardiovascolari ad alcuni tipi di cancro.
Una équipe dell’Istituto di genetica vegetale (Igv) del Cnr di Portici sta sperimentando una nuova tecnica per accrescere tali proprietà benefiche di questo ortaggio, attraverso la produzione di piante modificate. Una delle critiche mosse agli Organismi geneticamente modificati (Ogm) è però nella possibilità che essi, attraverso i pollini, si diffondano nell’ambiente contaminando le colture biologiche.
La metodologia sperimentata dall’Igv-Cnr permetterebbe di produrre piante Ogm non solo capaci di dare frutti a elevata concentrazione di licopene e carotenoidi, ma anche più sicure per l’ambiente. La tecnica innovativa, utilizzata dai ricercatori, consiste nel trasferire i geni responsabili dell’ ccumulo di sostanze benefiche, non nel nucleo della cellula di pomodoro, ma nei plastidi, evitando così che il transgene venga diffuso nell’ambiente attraverso l’impollinazione.
I plastidi sono organuli dotati di Dna presenti, insieme con il nucleo e i mitocondri, nelle cellule delle piante”, spiega Teodoro Cardi del Cnr. “Essi svolgono funzioni importanti: nelle foglie sono verdi e servono per la fotosintesi e per altre funzioni, nei frutti contengono il licopene e i carotenoidi e danno il colore arancione e rosso”. Tale metodologia ha ulteriori vantaggi: si ottiene una quantità maggiore delle sostanze d’interesse, perché nel plastide un Dna può essere copiato e ripetuto tante volte, e si possono trasferire più geni contemporaneamente. “La tecnica”, conclude Cardi, “è una valida alternativa anche al più tradizionale incrocio, spesso inefficace, che rischia di ‘far passare’ alla pianta di destinazione anche i geni ‘negativi’ di quella di origine”.
I progressi della scienza e della tecnica consentono quindi di intervenire sull’agricoltura inducendola a produrre frutti sempre più rispondenti alle nostre aspettative di vita, senza per questo danneggiare l’ambiente.
Di Ogm e del pregiudizio della non conoscenza, parlerà Roberto Defez, dell’Igb-Cnr, nel corso del Forum organizzato da Confagricoltura e che si terrà a Taormina dal 26 al 28 marzo.
(Fonte: Almanacco della Scienza)
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