Cani dell’inferno

Daniele Benati
Collana: I Narratori
Pagine: 256 – Prezzo: Euro 14

Piciorla, Pugnagli, Pavera, Perlasca, Perego, Polis, Paio, Pokerman, Pigasso, Pistarola… tanti io con nomi diversi, persi nel labirinto claustrofobico di una città americana. Tanti io o un solo io? La comica tragedia di un’identità braccata.

Il libro
“In una città americana, che potrebbe somigliare a quella di Blade Runner, c’è un ristorante McDonald’s frequentato soltanto da miseri barboni. Passando attraverso i gabinetti del McDonald’s si accede a una delle più importanti università americane, e poi ai vari piani d’un grande palazzo situato al numero 3847 di Mystic Avenue. In quel palazzo pare che abitino molti espatriati o deportati politici, mandati dal Governo italiano con la scusa di collocarli in un ufficio consolare, oppure in quella famosa università come professori. A volte i deportati sono lasciati per sempre in un appartamento a far niente, ad annoiarsi, a bere e a pensare alle donne.
Nel complesso, questa deportazione non sarebbe male, se non fosse che ci si ritrova a patire la tremenda solitudine americana, cercando affannosamente la compagnia di donne o d’altri solitari, in un eterno vagabondare senza meta. Non è poi del tutto escluso che il palazzo di Mystic Avenue e dintorni sia una specie di inferno dove si va a scontare i propri peccati. Quali peccati? Il peccato di essere al mondo, e poi quello collaterale dei furori e delle pazzie di quando si è al mondo. Sicché quei poveri deportati del Governo italiano si trovano spesso con dei cani infernali alle calcagna, che vorrebbero morderli, forse sbranarli per fare scontare le loro pazzie.
Un’altra cosa interessante è che tutti i deportati del Governo italiano hanno nomi che iniziano con la lettera P (non si sa perché). E tutti, appena sbarcano da quelle parti, si mettono a fare più o meno le stesse cose, a vagabondare senza meta, a pensare le stesse stranezze, a raccontare all’infinito la stessa storia, e a sentire una voce che li chiama così: ‘Ehi Joe’. Viene anche da pensare che il palazzo di Mystic Avenue non sia veramente un inferno, ma la scena dell’eterna ruota dell’esistenza, dove tutti rifanno le stesse cose, hanno le stesse speranze, cadono nelle stesse trappole, e vanno avanti così, ognuno sempre credendo d’essere diverso da tutti gli altri”. Gianni Celati

Nebulosa del boomerang
Il libro Gianfranco Bettin
Collana: I Narratori
Pagine: 144 Prezzo: Euro 12

Tre destini si incrociano in una notte freddissima di inverno: Mila, una prostituta polacca inseguita dai suoi persecutori; Giorgia, una taxista; Walter, un giornalista che lavora nell’ufficio del vicario del governo. Si incrociano per un’ipotesi di salvezza, per fuggire dal freddo del mondo, o per sentirlo tutto, tragicamente, senza via di scampo.

Il libro
Mila – ma in realtà si chiama Maria – non accetta più i patti che la prostituzione le ha imposto: l’unica speranza di sopravvivenza a questo punto è la fuga. E Mila corre, scappa, si nasconde. Finisce per imbattersi in Walter Zoef, un giornalista che non scrive più e invece è consulente, “segretario particolare” di un potente personaggio dell’amministrazione pubblica. A sua volta Walter è legato a Giorgia, una taxista in attesa di clienti nella notte, la radio accesa, il cuore illuminato dalle canzoni degli Smiths, la testa coronata di tanti capelli rossi. Lui, Walter, l’ha ribattezzata Gilda in onore di Rita Hayworth che lei non sa chi è. È la notte del 9 gennaio, è il compleanno di Walter: arrivano gli auguri del vicario, untuosi ma sapienti. Per Walter non sembra esserci via di scampo: è un servo del potere, un potere che lo sfida sul terreno che credeva messo in salvo, quello della cultura. Giorgia glielo ha detto: “Tu sei scontento, lo sei sempre ormai”. E la “scontentezza” è immobilità, impotenza. Che cosa può rompere la crosta di ghiaccio, lo strato di neve, il simbolico occhieggiare della nebulosa del Boomerang (“Si chiama così – ha letto Giorgia – il posto più freddo dell’universo, una nuvola gigantesca di polvere e gas”)? Forse solo la memoria o l’imminenza del sangue, del dolore. E arriva, nella sua corsa disperata, Mila, attraverso la campagna a chiedere di poter vivere ancora, a reclamare un diritto alla felicità dato per congelato, soffocato, archiviato. Il freddo è la tonalità, il tema, il filo rosso di questo romanzo. È il freddo della notte invernale in cui si consuma la vicenda, è il freddo “civile” che fa da sfondo alle vite dei protagonisti, è il freddo da cui è necessario difendersi.

La danza della realtà
Il libro Alejandro Jodorowsky
Traduzione: Michela Finassi Parolo
Collana: Varia
Pagine: 376 Prezzo: Euro 17

L’autobiografia dello sciamano “occidentale” per eccellenza. Una storia reale, mai romanzata, di una vita vissuta intensamente e spesso in modo drammatico. Magia e psicomagia, arte e surrealismo, cinema, droghe, illuminazioni.

Il libro
Un inno alla vita, la prova che l’uomo può superare i traumi e dolori che lo hanno segnato nel corso della sua esistenza e migliorare la realtà. L’interesse del libro risiede soprattutto nell’aneddotica di un’autobiografia davvero fuori dal comune e nella rivelazione di un nuovo modo di intendere la psiche umana e i modi per curarla.
Approfondimento
Una vita davvero movimentata, quella di Jodorowsky. Dall’infanzia in Cile, male amato e maltrattato dai suoi genitori, agli anni bui dell’adolescenza in cui ha scoperto la vocazione poetica sul campo, integrando la poesia nella vita quotidiana mediante azioni come la decisione di attraversare Santiago del Cile in linea retta, oppure mettersi a inseguire una “victoria” (la tipica carrozza trainata dai cavalli) come metafora dell’inseguimento del successo. Poi la decisione di partire per Parigi con cento dollari in tasca, dopo aver buttato a mare la rubrica con gli indirizzi. E gli incontri fondamentali con il gruppo surrealista di Breton, con Marcel Marceau, con Maurice Chevalier e molti altri. Una vita vissuta nel costante tentativo di dilatare le proprie capacità mentali e di comprendere la realtà che lo circonda. Che sia attraverso una serie di rigidi e crudeli esercizi zen, o attraverso le esperienze con l’Lsd, o tramite lo studio della psicoanalisi o anche attraverso l’incontro con personaggi che vivono il mondo reale in modo magico, come gli sciamani mapuche e i guaritori come Pachita, Jodorowsky ha imparato a controllare le capacità della mente e a metterle al servizio degli altri: creando la psicomagia, è riuscito a fondere il mondo magico delle credenze popolari e la psicoanalisi; a parlare al subconscio utilizzando un linguaggio non razionale, una tecnica che gli ha permesso, attraverso il compimento di atti apparentemente folli, di aiutare persone afflitte da problemi psicologici anche gravi.

Natura uomo donna
Il libro Alan W. Watts
Traduzione: Andrea Di Gregorio
Collana: Universale Economica
Pagine: 240 Prezzo: Euro 9

Una riflessione “a voce alta” di Watts nel seguito ideale di La via dello Zen. La coscienza di essere tutt’uno con la natura nella cultura cinese – e nel pensiero di Lao-tzu e Chuang-tzu – dove non esiste il conflitto tra spirito e natura tipico dell’Occidente. Le implicazioni sessuali della filosofia taoista.

Il libro
L’uomo così come è stato plasmato dalle culture occidentali si è singolarmente allontanato da se stesso e dal suo ambiente naturale. La filosofia cristiana, la psicologia e la scienza hanno contribuito a ridurre la natura, umana e non, a una realtà da conquistare e riordinare, per sottrarla al potere del demonio o assoggettarla alla tecnologia di un intelletto razionale. Ma la coscienza tecnologica e razionale è estranea all’uomo naturale quanto lo era la sua anima soprannaturale: per entrambe la natura e l’uomo naturale sono l’oggetto di uno studio condotto mediante una tecnica che lo rende estraneo, quindi diverso, rispetto al soggetto che lo osserva. Tuttavia le divisioni tra spirito e natura, mente e corpo, sono sempre più percepite come goffe convenzioni linguistiche, incapaci di descrivere un mondo dove gli avvenimenti sono interdipendenti, le cose comprensibili solo se poste in relazione tra loro e l’uomo non pensabile come separato dalla natura. È la filosofia cinese taoista, con le sue ramificazioni nel buddhismo zen e nel neoconfucianesimo, a proporre una concezione della natura in cui l’uomo non risulta un intruso. Non è tanto un sistema teoretico, quanto un modo di vivere, in cui si recupera il senso originale dell’unità ininterrotta con la natura, senza che vada perduta la coscienza individuale; una filosofia che si applica anche al rapporto tra uomo e donna, e alla sessualità, spesso non più che tollerata in Occidente.