a cura di Annarosa Pacini
La brutta scrittura crea spesso preoccupazione agli adulti, colpiti soprattutto dagli aspetti esteriori. Ma è importante ricordare che la scrittura è, prima di tutto, una forma di comunicazione.
“Salve girando in internet ho trovato il suo sito. Sono la mamma di un bambino molto bravo ma con una brutta calligrafia e proprio una sofferenza a scrivere (sembra che gli costi proprio fatica fisica, stanchezza) e comunque in generale a comunicare il suo mondo interiore, rispondere alle domande pur avendo una personalità abbastanza forte e carismatica.
La maestra non ne ha mai fatto un problema però sperava che la cosa migliorasse col tempo invece disordine e brutta calligrafia sembrano peggiorare. Per il resto è un bambino sereno, molto spiritoso e benvoluto da tutti. Cosa mi consiglia?”
Carissima, il tema della “brutta” scrittura è piuttosto ricorrente. Approfitto della tua domanda per fisare alcuni punti di interesse generale:
– la scrittura è, prima di tutto, una forma di comunicazione. In quanto tale, essa è espressione della persona nella sua totalità psico-fisica, degli elementi visibili e non visibili, di ciò di cui la persona è consapevole ma anche di ciò di cui non ha consapevolezza;
– il processo di apprendimento della scrittura è un processo complesso, influenzato da molteplici fattori, anche strumentali. Questo significa che la “fatica di scrivere” può essere anche una fatica fisica. Spesso ho incontrato bambini che, a causa di una presa della penna non adeguata o una postura scorretta, faticavano davvero molto per cercare di scrivere “bene”. E’ bastato adottare una postura o una presa più adatta, e gran parte della loro fatica è scomparsa;
– in generale, che si parli di bambini oppure di adulti, è necessario stabilire un parametro comune nella definizione di “brutta” scrittura: cosa intendiamo con questo termine? Brutta esteticamente? Disordinata? Non ben leggibile? Illeggibile? Disgrafica? Disortografica? E potremmo andare avanti a lungo.
Anche la disgrafia e la disortografia, ricordiamolo, sono espressione del mondo interiore e della personalità di chi scrive. Richiedono quindi sì un approccio tecnico ma, soprattutto, un approccio globale, perché difficoltà di scrittura non sono mai “soltanto” difficoltà di scrittura.
Infine, la definizione di “brutta” scrittura è legato anche alla visione soggettiva di chi legge. Ad esempio, un genitore che abbia una grafia molto accurata, troverà “brutta” una grafia spontaneamente fluida, sebbene, da un punto di vista grafologico, la fluidità ed il movimento scorrevole siano elementi indubbiamente positivi.
Non mi scrivi quanti anni ha il tuo bambino e che classe frequenta. Mi pare di capire che sia un bambino sereno, senza particolari problemi scolastici. Potrebbe essere una persona con una mente molto intuitiva, un’intelligenza vivace e veloce, e magari avere una scrittura non ordinata e non “bella” calligraficamente, ma bellissima grafologicamente.
In tal senso, dovresti rasserenarti, e semplicemente ricordargli che quando si scrive è importante pensare anche a chi legge, per aiutarlo a capire meglio, crescendo questo potrebbe aiutarlo a “regolare” meglio la sua comunicazione scritta.
Per quanto riguarda, invece, la sua difficoltà a comunicare il suo mondo interiore, una scrittura non chiara spesso può essere legata ad un temperamento introverso, oppure a situazioni relazionali complicate. Basta un genitore giudicante, oppure con modi aggressivi, o, ancora, che dà messaggi non coerenti.
Proprio perché la scrittura è l’espressione più autentica di ciò che siamo, la scrittura di tuo figlio potrà migliorare, per quanto riguarda gli aspetti emozionali, man mano che miglioreranno le relazioni che gli creano questa tensione. Che potrebbero essere anche quelle con gli insegnanti, o con i compagni.
Infine, mi accade talvolta di incontrare genitori che definiscono “forte e carismatica” la personalità dei loro bambini, mentre lavorando con i bambini nella mia attività di counselor scopro che quella è ciò che spesso i genitori vogliono vedere più volentieri. Ma che c’è molto altro.
Riuscire a vederli così come sono ed insegnare loro a comunicarlo è la strada migliore per aiutarli a crescere sereni.
La scrittura “brutta” non esiste
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