Non tutti sanno che il botulino, noto al grande pubblico soprattutto per il suo uso cosmetico, in particolare per il trattamento delle rughe facciali, è uno dei veleni più potenti che si conoscano. Questa sostanza, infatti, interrompe la neurotrasmissione e riduce l’attività muscolare. In medicina il botulino è già adoperato efficacemente per il trattamento dell’ipereccitabilità del sistema nervoso periferico.
“La tossina botulinica è un enzima di origine batterica”, spiega Matteo Caleo dell’Istituto di neuroscienze (In) del Cnr di Pisa. “Blocca la comunicazione nervosa a livello delle sinapsi, perché è un bisturi altamente selettivo che degrada una proteina, detta SNAP-25, coinvolta nel processo di rilascio del neurotrasmettitore alle terminazioni nervose”. Sugli effetti e sui possibili rischi dell’uso della cosiddetta ‘tossina della bellezza’ per cure estetiche la discussione è ancora aperta. “Le dosi usate per i trattamenti sono molto ridotte: i rischi, se esistono, possono dipendere dalla scarsa preparazione del personale. Rimane comunque da determinare quali siano le conseguenze di un ricorso alla tossina protratto nel tempo”.
In medicina il botulino è però già largamente adoperato. “La tossina botulinica”, chiarisce il ricercatore, “viene utilizzata efficacemente per il trattamento dell’ipereccitabilità del sistema nervoso periferico, ad esempio nei casi di distonia o di spasticità. Stiamo raccogliendo prove, attraverso esperimenti su modelli animali, per dimostrare anche una possibile applicazione del botulino per il trattamento dell’ipereccitabilità del sistema nervoso centrale, come nel caso di crisi epilettiche. Inoltre, un filone di ricerca molto promettente sta esplorando la possibilità di usare la tossina per trattare il dolore”.
Sono stati proprio recenti studi condotti dall’In-Cnr ad aprire nuovi orizzonti di ricerca. “Si pensava che la tossina botulinica agisse solo a livello del muscolo iniettato: i nostri studi dimostrano invece che il botulino agisce anche a distanza, in particolare nelle aree i cui neuroni innervano il sito di somministrazione”.
Il botulino è quindi una tossina estremamente versatile, che non rimane confinata nella parte del corpo dove viene iniettata, ma si sposta nelle zone adiacenti in percentuali minime, ma significative. “In questo modo tale sostanza si può rivelare un prezioso bisturi molecolare, poiché ha un’azione estremamente specifica e può essere ingegnerizzata per esercitare la sua azione solo su tipi specifici di cellule”, conclude Caleo. “Il blocco dell’attività elettrica da parte della tossina offre dunque opportunità sia terapeutiche sia scientifiche: infatti si può rivelare un efficace strumento per inibire transitoriamente l’attività cerebrale di una specifica area o di un gruppo di neuroni, permettendo quindi di identificarne il ruolo”. (Fonte: Almanacco della Scienza – CNR)
Per saperne di più: Almanacco della scienza – CNR