Nato dalla collaborazione tra l’Istituto per lo studio dei materiali nanostrutturati del Cnr di Bologna e la Libera università di Bruxelles, Naimo, il progetto sulle nanotecnologie del VI Programma quadro della ricerca Ue, porterà alla realizzazione di tecnologie per la fabbricazione di materiali intelligenti a basso costo ed ecompatibili.
Consentirà di realizzare bottiglie che ci avvisano quando il loro contenuto si sta deteriorando, indumenti dotati di chip per monitorare le funzioni vitali, ma anche schermi flessibili che possono essere arrotolati e infilati comodamente in borsetta.
È Naimo, Nanoscale integrated processing of self-organizing multifunctional organic materials, il primo progetto integrato sulle nanotecnologie del VI Programma quadro della ricerca europea che diventerà operativo all’inizio di aprile. Il progetto, a cui prendono parte 22 partner tra i maggiori gruppi europei nell’elettronica organica e nelle nanotecnologie (dall’Università di Cambridge al Max Planck institute, dal Consejo superior de investigaciones científicas di Barcellona e Madrid all’Università di Wuerzburg, dalla Philips research di Eindhoven alle industrie chimiche Avecia e Merck), è coordinato da Yves Geerts, professore della Libera università di Bruxelles.
“L’Ismn, Istituto per lo studio dei materiali nanostrutturati del Cnr di Bologna, è stato uno dei motori ed è uno degli attori principali del progetto”, spiega Fabio Biscarini, ricercatore dell’Ismn-Cnr. “Naimo ha l’obiettivo di sviluppare materiali organici intelligenti e processi di fabbricazione accuratissimi, ma al tempo stesso semplici, economici e a basso impatto ambientale, per costruire dispositivi elettronici ed opto-elettronici, circuiti, memorie e nuovi materiali nanostrutturati funzionali. In poche parole”, continua Biscarini, “vogliamo creare le fondamenta per l’industria sostenibile del futuro basata sulle nanotecnologie”.
Tra i vantaggi a lungo termine che deriveranno da Naimo vi sarà la capacità di produrre nuovi prodotti che oggi non esistono ancora sul mercato. “Pensiamo, per esempio, all’elettronica di consumo realizzata utilizzando solo la plastica”, dice il ricercatore dell’Ismn-Cnr, “ovvero senza silicio o metalli, e che si possa integrare in materiali convenzionali come polimeri, carta o tessuti”.
Ma tra i vantaggi futuri vanno segnalati anche: la possibilità di utilizzare solo il materiale strettamente necessario al funzionamento di un prodotto, per cui per fare un transistor basterà molto meno di un miliardesimo di grammo di semiconduttore; il basso consumo energetico nella produzione e nel funzionamento; la facilità di smaltimento e, dunque, il ridotto impatto ambientale.
“Infine”, conclude Biscarini, “va aggiunta la flessibilità, che consentirà di integrare dispostivi funzionanti su superfici curve e materiali pieghevoli, come tessuti, carta o pellicole”. Il progetto Naimo, che si sviluppa nel corso di quattro anni per un costo di circa 23 milioni di euro, vede la partecipazione, per l’Italia, oltre che dell’Ismn – Cnr, anche dell’Università di Bologna, della ST Microelectronics di Catania e di Innova S.r.l. di Roma.