Chi beve (un po’ di) vino campa cent’anni

Un moderato consumo di rosso non è solo un piacere, ma anche un aiuto per la salute, persino contro il rischio Alzheimer. Lo ha spiegato l’esperto del Cnr, Piergiorgio Pietta, intervenuto al convegno “Ma il vino è una droga?” organizzato dalla Comunità di San Patrignano.

Già noto per i suoi effetti benefici su cuore e sistema cardiovascolare, un consumo moderato di rosso ai pasti può aiutare anche a ridurre il rischio di demenza senile e contribuisce al mantenimento della densità ossea. Un bicchiere di vino al giorno, insomma, toglie il medico di torno. Queste le valutazioni presentate da Piergiorgio Pietta, dell’Istituto di tecnologie biomediche del Consiglio nazionale delle ricerche di Milano, a “Squisito!”, la rassegna dell’enogastronomia italiana organizzata da San Patrignano (Rimini, 1-3 ottobre 2005). Il professore ha spiegato come educare il consumatore ad un uso attento e consapevole e confermato che il vino ha componenti benefiche per l’organismo nell’ambito del dibattito su “Il vino è una droga?”, cui hanno partecipato il ministro Gianni Alemanno, l’ex ministro prof. Girolamo Sirchia, dalla i responsabile della Comunità, Andrea Muccioli, i presidenti di Confcooperative, Paolo Bruni, e dell’Associazione italiana alcolisti in trattamento Ennio Palesino, il produttore vinicolo Angelo Gaja, i giornalisti Davide Paolini e Daniel Thomases.
“L’alcol, ingerito in quantità limitate (circa 30 g/giorno per l’uomo e 20 per la donna), determina un aumento del colesterolo-HDL (colesterolo buono) a scapito del colesterolo-LDL (colesterolo cattivo). Inoltre, limita l’aggregazione delle piastrine, cioè di quei corpuscoli presenti nel sangue con la funzione di formare i coaguli”, spiega Pietta. “Tuttavia, tali funzioni positive non bastano a spiegare gli effetti benefici che si riscontrano per il vino rosso e solo in misura minore per altre bevande alcoliche. Altri componenti di questa bevanda devono essere chiamati in causa” spiega il professore, che al nettare degli dèi ha dedicato alcuni studi. “Si tratta dei polifenolici, tra cui alcuni acidi fenolici, le antocianine (responsabili delle varie tonalità di colore), i flavonoli, le catechine, le procianidine, i tannini e il resveratrolo. La presenza di questi composti dipende ovviamente dalla varietà d’uva, dalla posizione e dal tipo di terreno della vigna e dai processi di vinificazione. Bevendo due bicchieri di vino rosso (uno per pasto), si assumono circa 120 mg di composti polifenolici di interesse. La stessa quantità di bianco ne apporta invece solo 7-8 mg”.

Rimane tuttavia da capire perché i composti polifenolici, se assunti regolarmente, siano protettivi. “In primo luogo, è necessario ricordare che le LDL (lipoproteine) presenti nel sangue, che trasportano la maggior parte del colesterolo ai tessuti) sono molto suscettibili all’attacco da parte dei radicali liberi dell’ossigeno (le cosiddette ROS). Quando questo attacco si compie, le LDL vengono ossidate, e questo evento è una delle cause dei processi di alterazione e restringimento delle arterie ed è statisticamente associata ad un maggior rischio di malattie cardiovascolari. Ad impedirlo operano alcune vitamine (tra cui la E) ed anche i composti polifenolici”. Un’altra importante funzione positiva dei composti polifenolici consiste nel limitare il rischio di coaguli e di trombi (aggregati solidi formati da vari componenti del sangue). Ancora, i polifenoli favoriscono la dilatazione dei vasi sanguigni (per effetto del rilascio di ossido d’azoto).
Tutto questo spiega perché un consumo regolare e moderato di vino rosso possa essere associato alla diminuzione di: mortalità totale, rischio di sindrome metabolica, severità di attacchi d’asma, rischio di demenza senile e al mantenimento della densità ossea (contrariamente a fumo e caffè). Ovviamente, se vengono praticati comportamenti alimentari e stile di vita corretti.