Per la maggior parte delle persone il Natale si inserisce in un periodo ‘diverso’, pieno di aspettative. Non di rado però quest’attesa viene delusa lasciando posto al senso di solitudine e alla depressione. Durante le festività, forse non a caso, spesso le pagine di cronaca riportano notizia di atti di violenza contro se stessi e contro gli altri.
“Lo stress”, spiega Angelo Gemignani, psicofisiologo dell’università di Pisa e associato all’Istituto di fisiologia clinica (Ifc) del Cnr, “è intimamente legato alla risposta adattiva ai cambiamenti psicofisici. Per questa ragione il mutamento di vita e di aspettative legato alle vacanze nei giorni di festa rappresenta un’occasione positiva in generale, che però nei soggetti vulnerabili può rappresentare un fattore scatenante per comportamenti abnormi”.
Certo le festività vengono talvolta associate a una sorta di ‘promessa mancata’, “In pratica, esse portano l’individuo a sperare e a credere in un miglioramento che però di solito non si verifica, inducendo una tristezza e frustrazione ancor maggiore in chi soffre o ha sofferto di disturbi dell’umore”.
La ricerca ha comunque rilevato risultati contrastanti sulle feste come fattore di crisi psicopatologica. “Dai dati dalla letteratura scientifica”, prosegue Gemignani, “emerge che il Natale non si associa necessariamente a un incremento di ricadute o di nuovi episodi depressivi. Anche per quanto attiene il rischio di suicidio, i dati presenti non sono univoci: da uno studio epidemiologico ungherese ad esempio, non emerge alcuna relazione di questo tipo, mentre una ricerca effettuata nella popolazione nord-europea evidenzia un picco di morti volontarie oltre il 40% dopo il Natale. Una ricerca americana, invece, evidenzia che tale rischio aumenta non dopo il 25 dicembre ma dopo Capodanno. Bisogna quindi fare attenzione all’effetto ‘lente di ingrandimento’ legato al contrasto tra la festa, le sue luci e i suoi balocchi e tragedie come il suicidio”.
(Fonte: Almanacco della scienza – CNR)
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