Attenzione, l’inquinamento è in agguato

Benché negli ultimi 30 anni in molte città europee si sia raggiunto un notevole miglioramento nella qualità dell’aria, il problema non è stato risolto: al diminuire dei livelli di inquinanti tradizionali quali biossido di zolfo (SO2), è andato crescendo il volume di traffico autoveicolare e il livello di nuovi inquinanti.

“Tra il 1990 e il 2002, il trasporto privato in Europa è aumentato del 17% determinando una crescita nelle emissioni di inquinanti”, spiega Giuseppe Sarno, dell’Istituto di fisiologia clinica (Ifc) del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa. “E, malgrado siano previste specifiche strategie di abbattimento o contenimento di emissioni, si attende comunque un incremento dei trasporti per passeggeri e merci”
Gli effetti nocivi dell’inquinamento sulla salute sono dose-dipendente e, sono distinti in effetti cronici, dopo un’esposizione prolungata a livelli di concentrazione anche lievi, e acuti, dopo qualche ora o giorno a contatto con elevate quantità di inquinanti.

Relativamente ai secondi, le indagini epidemiologiche condotte in varie città degli Stati Uniti ed Europa mostrano che a ogni incremento degli inquinanti atmosferici è associato un aumento specialmente degli eventi negativi di tipo cardiaco e respiratorio. L’esposizione prolungata invece può causare un aumento di malattie cardiorespiratorie e di decessi nella popolazione generale. Ma quali sono i soggetti più a rischio? E quali strategie comportamentali adottare? “Gli individui più a rischio”, chiarisce Sarno, “sono bambini, anziani, indigenti, soggetti con malattie preesistenti o specifiche categorie di lavoratori come i vigili addetti al traffico”. Di qui l’importanza di attivare politiche di monitoraggio e di controllo e di sostenere la cultura della prevenzione.

“Sebbene l’Oms consigli di fare almeno 30 minuti di attività fisica moderata al giorno come valore ‘minimo vitale'”, suggerisce Baldacci, “sarebbe opportuno evitare di fare sport all’aperto quando i bollettini segnalano condizioni sfavorevoli: più velocemente si respira, maggiore è la quantità di inquinanti capaci di penetrare nei polmoni”.
In generale, le ordinanze di chiusura al traffico dei centri urbani, con blocchi parziali o totali della circolazione, sono in grado di abbattere i livelli dei principali inquinanti quando vengano superate le soglie di allarme. “Ma l’abbattimento dei fattori di rischio per la salute respiratoria non può essere subordinato a soli interventi di emergenza” avverte Sarno. ” È fondamentale che le città si dotino di isole pedonali, zone interdette al traffico, polmoni verdi e piste ciclabili al fine di permettere ai cittadini di partecipare all’eco-sostenibilità e di migliorare la qualità della propria vita e dell’aria”. In sintesi, conclude Sandra Baldacci, dell’Unità di epidemiologia ambientale polmonare, “per salvaguardare i nostri polmoni e la nostra salute occorre prestare attenzione alle informazioni che vengono divulgate sul livello degli inquinanti nelle situazioni più critiche”.

Le aspettative non sono certo confortanti. “Per i prossimi vent’anni”, continua la ricercatrice dell’Ifc, “l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) prevede un aumento di malattie respiratorie, ipotizzando che alcune di esse, come broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco), tumori polmonari, infezioni respiratorie e asma, possano addirittura essere fra le prime cause di morte, morbilità e disabilità”.
In Italia, secondo studi dell’Ifc-Cnr su campioni di popolazione generale residente a Pisa e nel Delta Padano, pubblicati sulla rivista ‘Chest’ nel 2004, “circa il 18% risulta affetto da patologie respiratorie ostruttive (asma o Bpco: 6.9% nel Delta Padano e 10.9% a Pisa) o da ostruzione delle vie aeree (nel Delta Padano 11.0%; a Pisa 6.7%)”.
(Fonte: Almanacco della scienza – CNR)
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