Arterie occluse? La soluzione arriva dalla ceramica

Studiosi del Cnr hanno presentato a Bologna nell’ambito di Exposanità 2004 i nuovi stent coronarici, rivestiti di materiali ceramici. Inerti e privi di azione allergenizzante infiammatoria, promettono di impedire il formarsi di nuove occlusioni post intervento.

Biocompatibili, non allergenici e chimicamente inerti. Sono i nuovi stent messi a punto dall’Istec, Istituto di scienza e tecnologia dei materiali ceramici del Consiglio nazionale delle ricerche di Faenza, e presentati nei giorni scorsi a Bologna nel corso del convegno “I materiali in aiuto al cuore: metalli, ceramici, polimeri”.
Lo stent è usato negli interventi di angioplastica coronarica, tecnica di allargamento delle arterie, per ridurre e contenere le formazioni delle stenosi. Questi interventi rappresentano un’alternativa a quelli cardiochirurgici di by-pass aorta-coronarici e sono in rapido sviluppo in tutto il mondo. Gli stent attualmente utilizzati non sono però in grado di impedire, anche a breve distanza dall’impianto, una nuova occlusione delle coronarie (restenosi) a causa della formazione di cicatrici all’interno delle coronarie trattate.

L’entità di questo evento potrà essere attenuata grazie ai nuovi stent del Cnr la cui particolarità sta tutta nel rivestimento in nitruro di titanio, un materiale ceramico avanzato, in grado di ridurre il potenziale elettrochimico superficiale degli stent, assicurare un forte legame con l’acciaio, offrire superfici antitrombogeniche e resistere all’usura. “Fra le numerose tecniche impiegate per attuare il rivestimento”, spiega Antonio Ravaglioli, ricercatore dell’Istec-Cnr e responsabile del progetto, “è stato adottato il magnetron sputtering che consiste nell’applicare uno strato estremamente sottile di questo ceramico sullo stent metallico, grazie a un sistema rotante a velocità variabile in grado di ridurre la temperatura del substrato durante il processo di deposizione e rendere la superficie del nitruro depositato liscia e a grana assai fine”. Ulteriori test dovranno invece accertare la durezza del rivestimento, la forza di adesione al supporto, la resistenza alle sollecitazioni a cui lo stent sarà sottoposto, nonché una perfetta biocompatibilità con i tessuti e con il sangue.
“Gli sviluppi del progetto, frutto della competenza di esperti in materiali, biologi e chirurghi”, continua il ricercatore dell’Istec-Cnr, “ci porteranno a individuare soluzioni idonee a risolvere il problema non solo dell’induzione allergenizzante e della trombogenesi, ma anche più direttamente quello della problematica della restenosi”.

Peraltro, la ricopertura di nitruro di titanio dello stent è stata progettata per poter introdurre anche una piccolissima quantità di farmaco anti-restenogenico, che verrà rilasciato lentamente in modo tale da esaurirsi nell’arco di una settimana. “Le quantità saranno tali da limitare al massimo la crescita cellulare locale senza però introdurre nuovi problemi legati, per esempio, a polimeri di rivestimento in cui viene posto il principio attivo, come già accaduto in altri dispositivi in commercio”, conclude Ravaglioli. L’infusione farmacologica potrà essere accompagnata anche da sostanze antitrombogeniche, così da eliminare quasi del tutto la formazione di eventuali nuove placche.