I sintomi sono simili all’influenza: stanchezza, occhi arrossati, rinite, tosse, difficoltà di concentrazione. Chi ne soffre la riconosce subito: è l’allergia, un disturbo che specie in primavera colpisce il 10-15% degli italiani adulti e il 20% degli adolescenti. Per questi soggetti è difficile anche fare una passeggiata o una vacanza in campagna, spesso riposare la notte e concentrarsi durante il lavoro.
“Il raffreddore primaverile, riacutizzazione della rinite allergica, spesso accompagnato da manifestazioni congiuntivali”, spiega Fabio Cibella dell’Istituto di biomedicina e immunologia molecolare (Ibim) del Cnr di Palermo, “è dovuto alla sensibilizzazione a uno o più pollini rilasciati nell’atmosfera dalle piante caratteristiche dell’ambiente in cui viviamo e quindi varie da luogo a luogo”.
La reazione a livello della mucosa nasale e congiuntivale si manifesta con episodi infiammatori e sintomi correlati: naso chiuso e che cola, starnuti, prurito nasale, bruciore agli occhi e lacrimazione. “I pollini di Parietarie (piante urticacee comuni nel bacino del Mediterraneo), Graminacee e dell’Olea (famiglia delle Oleaceae, come l’olivo coltivato) sono più di altri causa di allergia”, continua il ricercatore dell’Ibim-Cnr.
Diverso il caso dell’asma bronchiale: colpisce le vie aeree profonde, ha nella sensibilizzazione allergica il principale fattore di rischio e si manifesta con crisi ricorrenti di respiro sibilante, tosse stizzosa e sensazione di mancanza d’aria o di costrizione toracica. Sintomi che possono richiedere le cure del pronto soccorso. “Fondamentale in queste patologie la diagnosi corretta e l’applicazione di una terapia regolare, per prevenire riacutizzazioni”, precisa Cibella. Compito del medico in questo caso è aiutare il paziente a condurre una vita normale. Importante, quindi, porre attenzione ai luoghi in cui l’asmatico allergico trascorre la maggior parte delle ore: la casa e – per i ragazzi – la scuola. Quest’ultima, in particolare, è meno controllabile e scatena spesso riacutizzazioni violente. “Grande quantità di allergeni possono arrivare in classe attraverso gli abiti degli studenti o dai giardini posti nelle vicinanze. Da questo punto di vista, è importante lo sforzo compiuto da Federasma, Associazione italiana impegnata nella lotta all’asma e alle allergie, per realizzare ambienti scolastici idonei a favorire un regolare inserimento dei soggetti allergici, anche attraverso la somministrazione delle prime cure”.
Le manifestazioni allergiche possono talora provocare reazioni potenzialmente mortali, soprattutto in quanti sono a rischio di shock anafilattico. In tal caso, occorre una valutazione allergologica e, se possibile, l’uso di un vaccino. “L’allergia, oltre a presentare una significativa familiarità, ha un’importante interazione con l’ambiente”, conferma il ricercatore. Per esempio, in alta montagna la carica pollinica è inferiore rispetto al livello del mare. Ma anche l’inquinamento atmosferico favorisce le patologie allergiche”. Abitare in aree rurali a basso inquinamento, invece, non soltanto espone a un rischio minore per le patologie respiratorie (asma, rinite), ma determinerebbe una probabilità più bassa di sviluppare le sensibilizzazioni allergiche che, a loro volta, rappresentano il principale fattore di rischio per le stesse patologie.
“Si pone insomma”, conclude Cibella, “la necessità di politiche di intervento attraverso la creazione di un ambiente urbano meno aggressivo per la salute, in grado di ridurre l’impatto sociale di malattie che hanno costi economici elevati”.
(Fonte: Almanacco della Scienza – CNR)
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