Allergie, non c’è scampo neanche in casa

Non per tutti il risveglio della natura segnato dalla Pasqua si associa all’idea di rilassanti vacanze in campagna o di salutari attività sportive nei parchi cittadini. Per milioni di italiani soggetti ad allergie da polline il trionfo di fiori e piante rappresenta una vera tortura stagionale: rinite, lacrimazione, bruciore agli occhi, eruzioni cutanee e disturbi respiratori i sintomi più comuni, che causano in molti casi irritabilità, difficoltà di concentrazione e disturbi del sonno. 

“L’allergia è una condizione ‘anomala’ di risposta del nostro sistema immunitario a sostanze, gli allergeni, che risultano del tutto innocue per la maggior parte dei soggetti. Questi disturbi dipendono dalla liberazione nell’ambiente di svariati tipi di pollini che per tutta la primavera, sino all’inizio dell’estate raggiungono concentrazioni elevate nell’aria che respiriamo”, spiega Fabio Cibella, dell’Istituto di biomedicina e immunologia molecolare (Ibim) del Cnr di Palermo. “Parietaria, graminacee, ulivo sono, nell’area mediterranea, le piante maggiormente responsabili della sensibilizzazione da pollini che nei soggetti allergici causano i ben noti disturbi”.

A soffrirne è il 10-15% degli italiani adulti e sino al 25% degli adolescenti, mentre nei centri urbani la percentuale di ragazzi in cui è presente almeno una sensibilizzazione allergica sfiora il 50%. “Esiste ormai una chiara evidenza epidemiologica del fatto che più elevati livelli di inquinanti atmosferici, come il particolato fine, siano in grado di incrementare il rischio di patologie allergiche nella fascia di età pediatrica”, continua Cibella.

Rinchiudersi in casa sembra però non essere più sufficiente a proteggersi dagli effetti dei pollini e dagli inquinanti. Sempre più spesso infatti si parla di inquinamento indoor. “Un recente studio francese ha dimostrato come più elevati livelli di particolato fine, biossido di azoto e formaldeide all’interno delle classi scolastiche siano in grado di elevare di circa il 20% la possibilità che i bambini inizino a soffrire di malattie allergiche”, precisa il ricercatore dell’Ibim-Cnr. “Mentre particolato fine e biossido di azoto all’interno delle scuole possono dipendere dalle concentrazioni presenti all’esterno, la formaldeide è un inquinante tipicamente indoor, provenendo da solventi utilizzati per la realizzazione del mobilio o anche dai prodotti utilizzati per la pulizia degli ambienti. Il problema dell’incremento delle malattie allergiche nel mondo occidentale è molto complesso”.

Per affrontare a 360° il fenomeno delle allergie dovremmo immaginare, dunque, interventi mirati al controllo della qualità dell’aria anche nelle nostre case, nelle scuole e negli ambienti di lavoro. “In attesa di realizzare un protocollo globale, dobbiamo adottare corretti regimi terapeutici, naturalmente dopo una precisa valutazione allergologica”, conclude Cibella. “La terapia iposensibilizzante, i cosiddetti ‘vaccini’ antiallergici, contribuisce al miglioramento della qualità della vita del soggetto e al rallentamento dell’evoluzione di forme allergiche lievi verso manifestazioni più gravi. Oggi queste terapie sono molto evolute rispetto al passato e sostanzialmente scevre da effetti collaterali gravi”.
(Fonte: Almanacco della Scienza – CNR) 
Per saperne di più: www.almanacco.cnr.it