È stato rivelato che il 30% di 229 prodotti di uso quotidiano contiene PFAS[1], e il 21% presenta PFAS non conformi con la normativa UE attuale o in vigore dal 2026. Altroconsumo chiede misure urgenti a livello europeo per tutelare i consumatori.
L’analisi ha coinvolto diverse categorie di prodotti, tra cui tessili per cucina, arredamento, articoli per la cura della persona e materiali a contatto con alimenti. Lo studio si è svolto in due fasi: inizialmente è stata verificata la presenza di fluoro organico totale (TOF) come indicatore della presenza di PFAS; nei casi positivi, si è poi proceduto, quando possibile, all’identificazione specifica delle sostanze.
I risultati mostrano che il 70% dei prodotti testati non contiene PFAS, ma il 30% (68 prodotti su 229) risulta contaminato. Tra questi, in 21 casi non è stato possibile identificare la sostanza presente, mentre 47 prodotti superano i limiti previsti dalla normativa UE attuale o al Regolamento UE 2024/2462 che entrerà in vigore dal 2026, le restrizioni su queste sostanze diventeranno più stringenti.
In Italia, sono stati analizzati 59 prodotti presenti sul mercato nazionale. Nessuno risulta attualmente fuori norma, ma il 24% contiene PFAS e il 17% (10 prodotti) diventerà non conforme con la nuova regolamentazione UE dal prossimo anno. Si tratta nella maggior parte dei casi di prodotti tessili per la casa, come tovaglie e cuscini, ma Altroconsumo ha valutato negativamente anche due prodotti per la cura della persona che restano a lungo a contatto diretto con la pelle e un imballaggio per alimenti che rimane a contatto con il cibo anche in fase di cottura.
Alcuni Paesi, come la Danimarca, hanno già vietato l’uso dei PFAS, mentre in Francia è stata approvata una legge per la loro eliminazione. In Italia, nonostante il grave caso di contaminazione in Veneto, non è ancora stata adottata una legislazione nazionale specifica. Cinque Stati membri dell’UE, invece, hanno proposto all’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche di limitare l’uso dei PFAS nei prodotti di consumo e industriali.
L’inchiesta dimostra che i PFAS permangono ancora in molte tipologie di prodotti che vengono usati quotidianamente, nonostante esistano già delle valide alternative esenti da questi. Per questo Altroconsumo ritiene che l’uso di PFAS debba essere vietato in tutti i casi non essenziali e insieme al Beuc (l’associazione che rappresenta le organizzazioni di consumatori europee), chiede un intervento urgente dell’UE per adottare una strategia comune e rafforzare i controlli.
L’inchiesta è stata condotta da Altroconsumo, insieme a otto associazioni di consumatori internazionali.
Nota metodologica
I prodotti, acquistati tra settembre e dicembre 2024 e analizzati tra gennaio e marzo 2025, sono stati selezionati da quattro categorie: tessili per cucina, arredamento, prodotti per la cura della persona e materiali a contatto con alimenti. Le prove hanno misurato il fluoruro organico totale (TOF) e per i prodotti con TOF superiore a 50 mg/kg, è stata effettuata un’analisi per identificare, quando possibile, PFAS specifici. [1] Con il termine PFAS si fa riferimento a circa 10mila sostanze chimiche usate per rendere i prodotti idrorepellenti, antiaderenti, antimacchia. Definiti “inquinanti eterni”, perché si accumulano nell’ambiente, sono pericolosi anche per la salute, poiché possono compromettere la fertilità, il sistema immunitario ed endocrino, favorire disturbi metabolici e aumentare il rischio di tumori. Presenti in imballaggi, utensili da cucina e tessuti, si accumulano nell’organismo tramite acqua, cibo, polvere e contatto diretto. Alcune di queste molecole, come i PFOA e i PFOS sono state vietate o limitate, a livello internazionale proprio per la loro pericolosità, ma altre continuano ad essere utilizzate.
Per maggiori informazioni: altroconsumo.it
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