Nel 2020, centenario della nascita di Gianni Rodari ma anche anno del Covid, non si può non cogliere la stridente associazione tra le sue “Favole al telefono” e una delle modalità di comunicazione “a distanza” che durante il lockdown nonni, genitori, e talvolta anche insegnanti, hanno avuto per interagire con i bambini, consentendo anche così il loro percorso di crescita.
La narrazione ha sempre avuto un ruolo primario nello sviluppo cognitivo e affettivo dei bambini; per loro, l’ascolto di una favola diventa un’esperienza coinvolgente a diversi livelli di stimolazione. “L’aspetto cognitivo del bambino è sviluppato attraverso il potenziamento delle capacità linguistiche, espressive e delle facoltà logiche. Attraverso la narrazione, il bambino riconosce vocaboli, strutture e meccanismi linguistici che sarebbe più complesso proporgli in altro modo”, spiega Anna Lo Bue, neuropsichiatra infantile dell’Istituto istituto per la ricerca e l’innovazione biomedica (Irib) del Cnr di Palermo. “Le caratteristiche fiabe di Rodari, con il loro schema narrativo semplice e divertente, utilizzano e sviluppano strategie di memorizzazione nuove e specifiche – tra cui la ripetizione – che svolgono un ruolo determinante nella memorizzazione e, di conseguenza, nell’apprendimento”.
Naturalmente, la narrazione è anche educazione alle emozioni. “Nella fiaba, come nei romanzi, nel teatro, nel cinema il contatto con emozioni raccontate o rappresentate da altri permette di acquisire e comprendere le diverse esperienze emozionali, i possibili modi di viverle ed esprimerle, di elaborarle”, prosegue la ricercatrice. “Con la fiaba e nella fiaba è come se il bambino si esercitasse a riconoscere e a dare un nome alle emozioni vissute, a lottare tra il bene e il male rappresentato dai diversi personaggi, costruendo così un vero e proprio vocabolario dei sentimenti. È in questi aspetti che la favola appare totalmente contrapposta al mondo virtuale dei video-giochi, dove viene a mancare quel coinvolgimento emotivo-relazionale, come l’empatia, necessaria ad aumentare le competenze relazionali e sociali di una mente in evoluzione”.
Gianni Rodari vede nell’immaginazione la base del processo di apprendimento e nella creatività un mezzo per arrivare alla maturità. “Per Rodari la favola è strumento di conoscenza della realtà, capace di rispondere alle istanze più profonde dell’anima, collocandole all’interno di una cornice interpretativa accessibile ai bambini. Attraverso la meraviglia, la magia, la fantasia, la fiaba mette in scena emozioni, pulsioni e desideri dei bambini in un luogo sicuro, racchiuso, astratto e sospeso, con un inizio nel “C’era una volta” e una fine lieta, riducendo i suoi conflitti interiori e offrendo soluzioni, favorendo così uno sviluppo infantile emotivo equilibrato e armonioso”, sostiene l’esperta del Cnr-Irib. “ Il timbro, l’enfasi, i tempi e le pause della narrazione sono poi affidati a chi del bambino si prende cura: l’adulto diventa regista della storia e tramite della crescita. Il tempo della narrazione diventa momento di condivisione e rinsalda il rapporto genitore-figlio, crea uno spazio di scambio, di profonda intimità”.
Anche in ambito scientifico la forma narrativa si fa spazio. “Già da qualche anno la fiaba è utilizzata come strumento clinico nell’ambito dei servizi dell’età evolutiva, una modalità terapeutica che lascia emergere i contenuti emotivi più profondi che la storia narrata permette di evocare”, conclude Lo Bue. “Il contenuto simbolico, rende la favola una terapia di elezione per i bambini, nel cui universo psichico il ricorso al simbolo costituisce una valida modalità di accesso al contenuto inconscio”.
Fonte: CNR-Consiglio Nazionale delle Ricerche
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