Dopo le polemiche scatenate dai media sulla pericolosità delle acque minerali italiane, il Ministero della Sanità ha diffuso un comunicato ufficiale, in cui spiega come molti problemi dipendano dalla lentezza della Commissione Europea che si occupa della questione.
“Con la procedura di infrazione comunitaria adottata nei confronti dell’Italia in merito alla disciplina delle acque minerali naturali che stabilisce – con decreto del 1992 – i valori massimi degli elementi chimici contaminanti, la Commissione europea ha rivendicato la propria competenza esclusiva nella proposta di disposizioni in materia. La lentezza della Commissione Europea a formulare proposte in tale ambito (ancora oggi infatti nessuna proposta della Commissione è formalmente presentata, nonostante i lavori condotti finora) aveva reso tuttavia necessario che – in un quadro di assoluta mancanza di norme a livello europeo – il Ministero della Sanità disciplinasse con precise indicazioni circa i valori limite dei cosiddetti contaminanti la vendita delle acque minerali naturali.
Approfondimenti di carattere tecnico-scientifico degli ultimi anni hanno fatto emergere l’opportunità di ridurre ulteriormente le concentrazioni massime ammissibili per alcuni elementi quali l’arsenico, il cadmio, il piombo, il bario e il cromo (esavalente e trivalente). È inoltre allo studio l’eventuale riduzione di limiti massimi anche per altri contaminanti non ancora disciplinati. Al riguardo, il Ministero ha già inoltrato da circa quattro mesi un nuovo testo alla Commissione Europea, avendo già acquisito il parere favorevole dell’Istituto Superiore di Sanità sui nuovi limiti, in attesa dell’esame da parte del Consiglio Superiore di Sanità. Per quanto riguarda poi le sostanze indicatrici di inquinamento di origine umana, il provvedimento elaborato dal Ministero e inviato alla Commissione Europea prevede di non accettarne alcuna presenza nelle acque minerali”.